Le Olimpiadi a Cortina non fanno breccia tra i bellunesi
Il sindaco di Val di Zoldo certifica i risultati di alcuni report nazionali: «Siamo una provincia frammentata: le valli non dialogano tra loro»

Le Olimpiadi confermano la leadership di Cortina nella classifica delle prime 25 destinazioni invernali del Paese. Ma il resto della provincia? Nessun’altra località rientra in quella classifica redatta dall’Osservatorio sul turismo redatto dall’Istituto “Jfc”.
È la certificazione dello studio sulle migrazioni verso le terre alte che il docente di sociologia Andrea Mambretti pubblicherà a metà mese. E che dimostra come il Bellunese, alla pari delle altre aree alpine, sia una provincia disarticolata al suo interno.
Anche la migrazione avviene per classi sociali: i nuovi montanari super ricchi abitano a Cortina, il ceto medio, che non si può permettere i prezzi della capitale olimpica si accontenta dell’altra montagna, mentre gli immigrati internazionali sono al servizio delle altre classi.
Guarda caso, l’interesse per i Giochi, fra meno di 100 giorni, segue questa classificazione, se è vero che mano a mano che ci si allontana dalla core zone olimpica di Cortina, l’interesse viene meno. In Valbelluna, e nella stessa Belluno, piuttosto che nel Feltrino o nell’Alpago, si segue quasi con distacco il countdown verso i Giochi.
Un sindaco di mezzo, lo zoldano Camillo De Pellegrin, conferma per tanti aspetti l’analisi di Mambretti. «Il Bellunese al momento non è frammentato per classi, ma sicuramente per valli», spiega, «l’Ampezzano, il Cadore, il Comelico, lo Zoldano, il Longaronese, l’Alpago, la Valbelluna, il Feltrino, l’Agordino. Quante volte vediamo queste valli dialogare, interloquire fattivamente? E il capoluogo Belluno ha mai assunto il ruolo di “grande casa” di tutti i Bellunesi? La Provincia ha tentato, ma non c’è riuscita. E tanto meno Belluno e Provincia sono riusciti ad assumere e gestire la regia territoriale per le Olimpiadi. È mancata la partecipazione. Un fatto forse scontato, per un evento così universale, ma le premesse erano diverse».
Di più. «Ho la sensazione», ha ammesso il ministro Giorgetti in una recente visita a Vittorio Veneto, «che un evento di questa portata non sia ancora entrato pienamente nel sentimento collettivo. Ma è un’occasione straordinaria per mostrare al mondo la nostra capacità e la nostra reputazione».
Il tema della scarsa empatia, dunque, non riguarda solo il Bellunese. Ma qui è più forte perché in molti osservano, scuotendo la testa, che gli investimenti (un miliardo e 800 milioni) hanno riguardato solo Cortina, l’Alemagna, cinque stazioni ferroviarie. E poi, per tutti i motivi noti, non tutta Cortina è entusiasta.
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