Bonucci: «Il modello Juve per la Nazionale»

Parla uno degli uomini-simbolo dei cinque scudetti consecutivi: «L’Italia non è tra le favorite, ma...»
04.06.14, Perugia, Stadio Renato Curi, amichevole ITALiA-LUSSEMBURGO (1-1) - nella foto: LEONARDO BONUCCI
04.06.14, Perugia, Stadio Renato Curi, amichevole ITALiA-LUSSEMBURGO (1-1) - nella foto: LEONARDO BONUCCI

FIRENZE. «Vincere aiuta a vincere». È il mantra di Leonardo Bonucci, uno degli uomini-simbolo della Juve dei cinque scudetti di fila. «Per questo - dice - va presa a modello, vale per il calcio italiano come per la stessa Nazionale».

Dunque, se l'Italia vuole cercare di essere protagonista agli Europei non ha che una strada da percorrere: andare sulla scia dello squadrone bianconero. Lo sa Conte che infatti, conoscendo bene quell'ambiente, s'affida ancora al blocco della Vecchia signora. E lo ribadisce Bonucci, assicurando che lui e i compagni di club sono pronti a mettersi a totale disposizione del ct e della Nazionale, sperando di trasmettere il Dna vincente che da sempre contraddistingue la Juve («il ct trasmette carica, noi portiamo qui la nostra forza e la nostra mentalità») e colmare così il gap con le Nazionali più competitive: «Vogliamo sognare e fare bene come nella Juve, trasformare lo scetticismo in gioia, per riuscirci dovremo avere spirito di sacrificio ed essere umili, coraggiosi, sognatori». Non manca un riferimento al grande assente Balotelli. «È un peccato per questa Nazionale non poter contare sul miglior Mario - dice Bonucci -. Tutto è stato sempre nelle sue mani, doveva essere intelligente, per cercar di cambiare e ancora non lo ha fatto, in una Nazionale così sarebbe stato importante, se l'avesse capito e avesse compreso che qui non servono primedonne, ma carri armati che si sacrificano per il compagno, oggi sarebbe uno dei migliori attaccanti al mondo».

Il difensore è consapevole di come l'Italia non goda di pronostici favorevoli: «Premesso che nei momenti di difficoltà noi italiani sappiamo sempre tirare fuori il meglio: se siamo così in basso nel ranking Fifa vuol dire qualcosa che non va. Cosa? Dal Mondiale vinto nel 2006 hanno pesato i risultati negativi nelle amichevoli, inoltre tolte Juve e Udinese non siamo riusciti a fare e riempire nuovi stadi come succede all'estero. E soprattutto a coltivare talenti capaci di avvicendare i campioni del passato. Quindi - sottolinea - bisogna lavorare di più e meglio sui vivai come le altre Nazionali che sono ripartite da zero e oggi sono un giusto mix di giocatori d'esperienza e giovani di belle speranze».

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