Brasile, sale la pressione
Malori e infarti, ma anche botte e tensioni. Dopo il faticoso passaggio ai quarti, con la qualificazione arrivata solo ai calci di rigore, il Brasile guarda avanti ma, in fin dei conti, l’unica notizia davvero buona è proprio il passaggio del turno.
Gli strascichi della durissima sfida contro il Cile di sabato hanno portato la Fifa a indagare su un elemento nuovo emerso nel dopogara. La portavoce Delia Fisher ha confermato che l’ente calcistico mondiale ha aperto un’indagine sullo scambio di pugni e spintoni avvenuto nel tunnel dello stadio Minerao al termine del primo tempo della partita Brasile-Cile. L’inchiesta è partita dopo che la delegazione cilena ha presentato una denuncia su quanto accaduto. Tutto è cominciato con uno scambio di “cortesie” tra Fred e Medel mentre i due stavano lasciando il campo. Poi la situazione è degenerata nel tunnel mentre le squadre rientravano negli spogliatoi. Il preparatore fisico della squadra di casa, Paulo Paixao, e l’addetto stampa Rodrigo Paiva sono rimasti coinvolti in un parapiglia e hanno spintonato Sebastian Beccacece, assistente del ct dei cileni Jorge Sampaoli. Poi Paiva, secondo la denuncia del Cile, avrebbe colpito con un pugno l'attaccante della Roja, Mauricio Pinilla. Per riportare la calma è intervenuto, fra gli altri, l'arbitro Webb. Ora da parte cilena si parla di «strategia intimidatoria precisa» ricordando che anche l’altra nazionale di Scolari, quella campione del mondo nel 2002, fece la stessa cosa in occasione della semifinale contro la Turchia. La Cbf per ora non replica a queste accuse, ma Paiva ha negato di aver colpito Pinilla.
Spavento e ansia, che durante il match hanno portato diversi malori e causato la morte di un tifoso (colpito da infarto mentre guardava la partita in un bar) sembrano essere superati, ora c’è anche un altro motivo di apprensione per il Brasile. Per la sfida contro il nuovo astro nascente del calcio mondiale, il colombiano James Rodriguez, c’è il dubbio Neymar: la stella brasiliana è uscita dolorante per le tante botte prese dai difensori cileni, spesso ignorate dall’arbitro Webb che non ha tirato fuori il cartellino giallo. Il numero 10 della Seleçao ha infatti un ematoma a una coscia che ne mette in dubbio la presenza per venerdì prossimo. «Ieri fin dal primo tempo ha giocato condizionato dal dolore – ha spiegato Scolari – e ha fatto uno sforzo molto grande per rimanere in campo. Meno male che, pur avendo solo 22 anni, ha la maturità di uno di 35».
E meno male, viene da aggiungere, che ha avuto la forza di tirare bene il rigore decisivo del Brasile, quello con la “paradinha”, che al giocatore ha provocato una serie di sensazioni. Le parole di Neymar fanno capire con chiarezza quanto la Selecao stia giocando condizionata, anzi oppressa, dal peso delle aspettative. «È stata la partita più sofferta della mia carriera – ha detto –, mi sono venuti i capelli bianchi e adesso mi sento morto per la tensione e la stanchezza. Il rigore? la cosa più difficile in questi casi è quei passi che fai per andare dal centrocampo verso il dischetto. Mi sono sembrati dieci chilometri e non arrivavo mai... poi per fortuna è andato tutto bene». Ma il Brasile, e Neymar per primo visto che la squadra dipende così tanto da lui, ha bisogno di ritrovare al più presto il piacere di giocare «divertendosi».
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