Buffon: «Vedrete, cambieremo faccia»

«Condizioni climatiche difficili ma non cerchiamo alibi»
Di Pietro Oleotto
foto Fabio Ferrari - LaPresse.22 06 2014 Natal (Brasile).sport.mondiali 2014 - Allenamento della Nazionale Italiana..nella foto: durante l'allenamento.Cesare Prandelli, Gianluigi Buffon..photo Fabio Ferrari - LaPresse.22 06 2014 Natal (Brasile).sport.World Cup 2014 - Session training for the Italian National.in the picture: session training.Cesare Prandelli, Gianluigi Buffon.
foto Fabio Ferrari - LaPresse.22 06 2014 Natal (Brasile).sport.mondiali 2014 - Allenamento della Nazionale Italiana..nella foto: durante l'allenamento.Cesare Prandelli, Gianluigi Buffon..photo Fabio Ferrari - LaPresse.22 06 2014 Natal (Brasile).sport.World Cup 2014 - Session training for the Italian National.in the picture: session training.Cesare Prandelli, Gianluigi Buffon.

INVIATO A NATAL. Prandelli vuole rivoltare l’Italia come un calzino? Buffon approva. «Uno dei nostri pregi è essere camaleontici e mi auguro che questa duttilità ci aiuti a raggiungere certi risultati», racconta il portiere azzurro senza aprire lo scrigno dei segreti tattici. Anche perché non potrebbe farlo, se non a grandi linee: l’allenamento deve ancora svolgersi quando Gigi racconta le sue impressioni a due giorni dallo scontro “fuori o dentro” con l’Uruguay, praticamente un sedicesimo di finale. Una sfida a eliminazione diretta, là dove spesso l’Italia ha stupito il mondo. «Più la posta in palio è alta, meglio rispondiamo: è la storia che lo dice, ma non chiedetemi se anche stavolta sarà così. Io posso solo garantirvi che ci proveremo».

Buffon ci proverete cambiando faccia anche sotto il profilo della tattica: Prandelli non può contare su De Rossi e dovrebbe rispolverare la difesa tre della Juventus.

«Dell’assetto difensivo che vuole mettere in piedi il nostro ct non ne ho idea: non abbiamo fatto nulla dal punto di vista tattico, ma siamo aperti a tutto. Già in passato abbiamo dimostrato che questa squadra può cambiare modulo e farlo in funzione degli avversari: la duttilità è uno dei nostri pregi».

In cosa si traduce, concretamente, questa capacità di cambiare faccia, una qualità che rende l’Italia, come dice lei, camaleontica?

«La nostra duttilità può far sì che, se un giocatore importante come De Rossi si fa male, la squadra non ne risenta. E il mister è sempre stato un maestro nel trovare delle soluzioni alternative per avere sul campo una squadra equilibrata».

Adesso sceglierebbe la formula della difesa a tre?

«Non bisogna pensare a se stessi, ma a noi: è un comandamento che mi hanno insegnato da ragazzino, nella scuola calcio. Per questa adesso cerco di chiedermi: cosa è che può far rendere meglio la squadra? La risposta è nella testa dell’allenatore e a seconda delle sue scelte io devo cercare di rendere al massimo per il bene dell’Italia. Quello che preferisco io o quello che desidera un altro singolo giocatore non conta nulla»..

Come sta Buffon dopo aver saltato l’esordio e aver incassto un ko contro il Costa Rica?

«L’infortunio è stata una bella botta a livello psicologico, dal punto di vista personale: neanche nella più rosea delle previsioni pensavo di recuperare così in fretta. Invece ce l’ho fatta. Ora mi trovo ad affrontare un passaggio difficile, ma non impossibile. Sembra di rivivere il Sudafrica? Allora ero infortunato ma, paradossalmente non ero tanto preoccupato: sulla carta quella ultima gara da fuori o dentro con la Slovacchia era un impegno che sembrava accessibile. L’Uruguay adesso è uno scontro diretto decisamente più gravoso, ma al Mondiale non puoi pensare di giocare partite semplici».

Ci vuole un po’ di fiducia.

«Sì, dobbiamo lanciare messaggi di ottimismo con una grande partita. Cuore caldo e testa fredda. E un po’ di autostima che non deve scemare per una partita persa. Anche perché quella della seconda partita è un po’ il tallone d’Achille della nostra Nazionale: in dieci competizioni che ho disputato con questa maglia, sono nella Confederations cup dello scorso anno eravamo già qualificati al termine della seconda partia, in altre cinque, sei il pass l’abbiamo conquistato vincendo o pareggiando l’ultima gara del girone. Come può succedere anche questa volta».

Quello del clima è un alibi che regge?

«Io non credo agli alibi, non mi sono mai piaciuti. Ma bisogna essere chiari quando si parla delle condizioni climatiche qui in Brasile: per giocare a calcio sono realmente proibitive, per questo molte squadre europee hanno fatto fatica finora. Detto questo non dobbiamo andare alla ricerca di scusanti tirando in ballo il caldo».

Insomma, non sarà semplice giocare alle 13 sotto il sole di Natal e l’Uruguay è di un’altra pasta rispetto al Costa Rica...

«L’Uruguay è una squadra da temere, come è normale che sia: noi veniamo da una sconfitta, loro da un successo e questo amplifica la difficoltà della sfida, ma abbiamo due risultati su tre. Poi potrebbero davvero cominciare i nostri problemi, visto che i possibili accoppiamenti ci regalano un cammino complicato».

Un passo alla volta: adesso tocca a Cavani-Suarez.

«È una grandissima coppia d’attacco, ma non lo scopriamo oggi. Se incontri una squadra come l’Uruguay è normale che ci siano dei valori individuali e di reparto di grande impatto».

L’Italia potrebbe rispondere con Balotelli-Immobile.

«Mario e Ciro non hanno mai giocato insieme: sarebbe una novità. Ma le novità hanno anche degli aspetti positivi».

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