Dalmasson: «Quanta personalità...»

DALL’INVIATO A BOLOGNA. Eugenio Dalmasson fa fatica a cercare dio apparire tranquillo e fare come se niente fosse. Anche per lui questa è una vittoria speciale, è la prima ottenuta nella sua carriera al PalaDozza contro la Fortitudo. Parla con il solito tono soft, ma chissà cosa gli sta passando dentro. «Come avevo detto alla vigilia, sarebbe stato fondamentale giocare con personalità e credo abbiamo dimostrato già dalle prime azioni di averlo fatto, con quella serie di canestri che ha subito costretto Boniciolli a chiamare timeout. E dopo siamo stati bravi anche ad avere pochissimi cali di tensione e credo che il fatto di essere stati avanti per lunghi tratti ne sia stata la prova lampante. È questa la considerazione che più ci ripaga in questa prestazione. Siamo felicissimi per la vittoria e giustamente esultiamo, ma è un’altra la cosa che conta davvero: questa partita ci avrebbe dovuto lasciare un’eredità per quelle prossime che per noi saranno fondamentali e credo che oltre alla personalità e alla dimostrazione di poter giocare ad alti livello anche fuori casa, ci lascia due punti preziosissimi».
È finito a Bologna quel ciclo di ferro che poteva chiudersi 0-5 e invece la squadra ha messo al sicuro addirittura un 3-2 scintillante, con gli scalpi prestigiosi di Roseto, Mantova e Bologna. Proprio niente male. «Si è chiuso un ciclo difficilissimo, adesso ne apriamo uno determinante e siamo contenti di arrivarci così. Il segnale che ha dato Roberto Nelson con quell’ultimo canestro è un’altra cosa che va a mettersi nella giusta collocazione, indica che le cose si stanno sistemando».
Ecco, proprio quell’ultimo tiro voluto e segnato da Nelson ha acceso una luce finora quasi sempre spenta. «L’abbiamo ingaggiato anche aspettandoci questi suoi colpi e stavolta ci ha dato una mano. Anche se resto convinto che lui debba lavorare ancora per inserirsi al meglio in questa squadra. Non tanto negli schemi, quanto nella mentalità».
Un Landi straordinario nel primo tempo. «Non era una partita come le altre, per lui. La sua storia sportiva è legata a Bologna, come la sua vita personale. Aveva motivazioni extra per fare bene. ha finito un po’ in calando, però ha fatto una gara di grande generosità». E quando è sceso lui, è decollato Parks, che in un match duro ed equilibrato si muoveva con l’agilità di una farfalla. «Più le partite sono dure più vengono fuori la sua fisicità e il suo temperamento. È un giocatore con grande mentalità». (ma.co.)
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