Davis, l’Italia passa il turno In aprile missione in Belgio

BUENOS AIRES. Tutto è bene quel che finisce bene, no? Dopo quattro giorni e una sceneggiatura da film l’Italia di tennis approda ai quarti di finale della Coppa Davis 2017. Italia e Argentina hanno cominciato venerdì e finito ieri, per colpa della pioggia che ha voluto allungare il programma e renderlo più adrenalinico.
Gli azzurri hanno vinto la sfida 3-2 e hanno conquistato un’altra trasferta, quella di aprile in Belgio dove in palio ci sarà la semifinale. Ma questa è un’altra storia, ed è doveroso raccontarne un’altra, questa di Buenos Aires. Era il quarto confronto tra sudamericani e italiani, ed è stato confermato che vince chi gioca in trasferta. Ma i ragazzi di capitan Barazzutti ce l’hanno fatta in extremis, quando tutto sembrava perduto. Ma ricapitoliamo: parlavamo di sceneggiatura, e spieghiamo perché: venerdì l’Italia conduceva 2-0, grazie al successo facile di Lorenzi su Pella e a quello di Seppi su Berlocq. La sfida sembrava chiusa, semplicemente perché il punto più sicuro – alla vigilia – era quello del doppio. Invece sabato Bolelli e Fognini si fanno sorprendere da Berlocq e Mayer e si va agli ultimi due singolari con gli argentini che instillano qualche dubbio nei nostri. Ma la domenica non è giorno di festa, nel senso che piove nella capitale argentina, e questo aiuta Berlocq nel suo gioco contro Lorenzi: la partita viene spezzettata, il campo diventa ancora più pesante, l’argentino gioca a fare il muscolare, incita il pubblico: alla fine Lorenzi cede al quinto set. E siamo pari, ma non c’è più tempo per giocare, la giornata va al tramonto.
Tutto rinviato a ieri: Barazzutti sceglie Fognini, Orsanic conferma Pella. In teoria l’azzurro è favorito, ma il campo non dice la stessa cosa. Pella ha resettato la figuraccia del primo singolare, sembra un altro. Lucido, ispirato, cattivo. Esattamente il contrario del ligure, che non riesce a giocare. Impotente, falloso, perfino abulico. Semplicemente sorpreso dalla situazione. Il primo set è regalato (6-2), e Pella non cala, anzi: reagisce ad un ritorno di Fognini (1-3), recupera il break e a sua volta si riporta avanti, chiudendo a favore anche la seconda frazione: 6-4.
Sembra materializzarsi l’incubo peggiore, la rimonta argentina senza attenuanti. Certo, il campo reso una sorta di palude, pieno di bozzi e di irregolarità nel rimbalzo, ma è una situazione che vale per tutti. Barazzutti chiede a Fognini di non mollare, di avere più pazienza. Di allungare lo scambio, perché poi Pella non è Nadal, o Del Potro. L’azzurro ascolta il capitano, ne accetta il consiglio e rinuncia ad arrabbiarsi, come ha fatto nei primi due set. Comincia a spostare sui lati l’avversario, che ora è meno incisivo nelle accelerazioni di dritto. La tattica paga, Fognini incassa il terzo set: 6-3. Ma l’inerzia del match è ora nelle sue mani, Pella sembra pagare la fatica e non riesce a servire più come nelle due ore precedenti di gioco. Fognini gestisce gli scambi, peccato sbagli ancora molto. Ma è dentro il match, e si prende anche il quarto set, 6-4. Che decide le sorti, psicologicamente. Il sudamericano lotta, ma non fa più male: sa che è disarmato, non riesce più a mettere in difficoltà l’azzurro. C’è Maradona che ancora incita a squarciagola, il pubblico di Baires è anche commovente ma Fognini non si fa imbrigliare e vince 6-2 dopo quattro ore e quindici minuti di partita.
L’Italia resta nel World Group, si risparmia uno spareggio pericoloso per restarci e anzi avanza e sogna di replicare la semifinale del 2014, Goffin e Darcis permettendo. Sognare non costa nulla.
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