Dopo la sconfitta l’Italrugby torna a fare i conti con l’infermeria
INVIATO A ROMA. Solo il “quarto tempo” restituisce le sembianze di ventenni ai protagonisti di Italia-Scozia nella tardissima e calda serata romana. Smesso il tuxedo o almeno la giacca, a parte gli inappuntabili Zanni e Garcia, e a parte il gonnellino per gli highlander, i giocatori sono affluiti dai rispettivi alberghi a pochi passi dal sotterraneo Art cafè di Villa Borghese. Possono farlo, non per annegare una sconfitta meritata per l’avvio disastroso di sabato all'Olimpico, ma per il rompete le righe aperto dopo il banchetto ufficiale. Fino a domenica prossima, il raduno è sospeso. Poi di nuovo all’Acqua Acetosa per preparare il match di Dublino contro l’Irlanda.
E fare la conta di chi c'è e chi no, tema dominante di questo Sei Nazioni dove gli abbandoni e i ritorni si assommano a quelli del recente Mondiale che ha segnato tutte le squadre impegnate. Mancherà Furno in Seconda dove era appena rientrato dal precedente stop, per sostituire il fresco infortunato Biagi e dove dovrebbe tornare Geldenhuys anche lui reduce da convalescenza e che abbiamo visto l'ultima volta capitano azzurro nell'ultimo match mondiale contro la Romania.
Difficile star dietro ai bollettini medici prima del via del torneo riguardavano 12 giocatori (Masi, Morisi ora rientrato, Esposito eccetera). Gli esami di questa settimana diranno se Gori sarà della partita, ma se la diagnosi iniziale venisse confermata (due costole incrinate e rottura di cartilagine intercostale) non potrebbe recuperare in meno di un mese. Al suo posto quindi Palazzani, mentre Brunel dovrebbe convocare un secondo mediano. Lucchese della Benetton? Oppure il rientro di Tito Tebaldi (20 cap azzurri, l'ultimo a Tokyo nel 2014) con cinque presenze questa stagione con gli Harlequins (sì, la squadra allenata da un certo O'Shea da giugno nuovo ct azzurro). I tormenti di Brunel, alle sue due ultime selezioni azzurre, riguardano però la tenuta della prima linea. Mai visto retrocedere così il pack azzurro. Anche se gli errori arbitrali, in buonafede come dice Parisse, hanno aiutato gli avversari, la potenza del motore azzurro è sembrata sul punto di grippare. E il capitano non è il solo a chiedere che gli arbitri si prendano responsabilità. Critiche sono piovute sul francese Roman Poite, arbitro di Inghilterra-Irlanda.
Ma che Irlanda si troverà di fronte l'Italia? Una squadra con un punto in classifica, dopo due titoli consecutivi, priva di molti titolari che hanno già evidenziato come al Mondiale che il raffinato repertorio composto da Schmidt in attacco non basta senza i suoi solisti. Fra questi Sexton, regista di alto livello come ha confermato sabato a Londra, col punto debole di aver subito due commozioni cerebrali e una serie di colpi alla testa. E sempre a rischio.
Le notizie buone per gli azzurri si cercano fra i trequarti, per loro i voti in pagella più alti anche dei colleghi scozzesi. Campagnaro e Sarto su tutti per incursioni e imprevedibilità, Bellini per crescita, Garcia per cerniera difensiva oltre a metterci le mani nella meta di Ghiraldini, deliziata da un assist delizioso e da un raddoppio di Odiete. Una delle scommesse vinte da Brunel. Un gruppo di giovani che sta aggredendo in senso virtuoso le gerarchie azzurre. Guardando oltre l'Italia il prossimo turno regala la finale del torneo: Inghilterra (6 punti e lo slam nel mirino) e Galles (5 punti). A Twickenham. La rivincita.
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