FEDERCALCIO UNICA SPERANZA IL COMMISSARIO

di STEFANO TAMBURINI Tira una brutta aria dalle parti di via Allegri a Roma, dove oggi alle 12 andrà in scena una riunione di consiglio della Federcalcio che non promette nulla di buono. Dalle ceneri...
Di Stefano Tamburini

di STEFANO TAMBURINI

Tira una brutta aria dalle parti di via Allegri a Roma, dove oggi alle 12 andrà in scena una riunione di consiglio della Federcalcio che non promette nulla di buono. Dalle ceneri del fallimento mondiale rischia infatti di nascere una restaurazione e non un’epoca di riforme. L’ipotesi più probabile – da qui all’assemblea elettiva dell’11 agosto – è infatti quella della formazione di un triumvirato composto da Carlo Tavecchio, Claudio Lotito e Mario Macalli. Il primo dovrebbe essere il presidente, gli altri i vice. Il primo ha 71 anni, è il capo della Lega dilettanti, ha incarichi dal 1987, non proprio un innovatore. Il secondo è il 57enne presidente della Lazio, coinvolto in Calciopoli e in inchieste su aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza sui titoli del club biancoceleste. Il terzo ha 77 anni e dal ’97 guida la Lega di C e da prima ancora ne fa parte con ruoli di primo piano. È quello che negli anni ha colpevolmente frenato la riduzione del numero delle squadre di C1 e C2, vere e proprie fabbriche di disoccupati. Come possano rappresentare tre personaggi così un’idea di nuovo, di svolta, non si riesce proprio a capire. Del loro programma al momento è trapelata la sola idea di pagare poco, molto poco, il successore di Cesare Prandelli. Per carità, la strada può essere anche questa, ma le nazionali di prima fascia hanno da anni stipendi comunque superiori a quelli degli ultimi ct azzurri. Giusto non alzare ancora ma davvero si vuol fare credere che la strada del risanamento passi dal compenso del tecnico con conseguente scelta al ribasso? Il calcio ha mille modi per ridurre i costi, a cominciare dall’eliminazione del parassitismo di quei procuratori che fanno i propri interessi e non quelli dei calciatori. Per proseguire con la riduzione del numero dei giocatori tesserabili nelle serie maggiori, con l’obbligo di destinare risorse (soldi e competenze) ai settori giovanili. Di tutto questo, e tanto altro, non c’è traccia. Oggi sarà battaglia, perché la linea di questi tre non piace a tutti (menomale) e con un numero uno dimissionario (Giancarlo Abete) c’è il rischio di uno stallo. Si può dunque solo sperare che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, abbia la possibilità di commissariare la Federcalcio puntando su un dirigente fuori da questi giochi. Prima che sia troppo tardi.

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