Federica affonda, nuoto nel caos

Peggio di così non poteva andare. Federica Pellegrini alza bandiera bianca anche nei “suoi” 200 metri chiudendo la finale al quinto posto. Una sconfitta netta, che non ammette repliche. Trionfa la statunitense Allison Schmitt che mette in riga la francese Camille Muffat e l’australiana Bronte Barratt.
Ma stavolta più che i successi di chi è il podio se l’è guadagnato, fa notizia la debacle dell’azzurra, che nel 2008 aveva vinto l’oro e nel 2004 l’argento. Modesto il tempo finale (1’56”73), pessima la gestione della gara. Federica ci aveva abituato ai primi due passaggi a ritmi non elevati, seguiti a ruota da una seconda parte di gara da urlo. Stavolta il meccanismo si è inceppato: avvio soft (come da previsioni), finale disastroso. Evidente la difficoltà dell’azzurra che al momento di inserire il turbo ha cominciato ad arrancare. Di benzina nel serbatoio di Federica proprio non ce n’era. Stare al passo delle prime forse era impossibile (la Schmitt ha fatto un tempo astronomico), ma sognare una medaglia era più che lecito. Tutti a casa senza nulla in tasca, come non accadeva da una vita.
Amaro il commento della veneziana: «Bisogna sempre crederci, ma come ho detto non siamo brillanti, non c’è proprio la forma. Non ne avevo proprio. Ci sta. Io ho dato tutto quel che posso ma è così». Eppure il tecnico Claudio Rossetto aveva detto che una delle medaglie era alla portata dell’atleta: «Non potevo andare a medaglia, altrimenti l’avrei fatto».
Dopo l’oro di Pechino 2008 e l’argento di Atene 2004, la delusione di un quinto posto che fa pendant con quello ottenuto nei 400. Una delusione: «Non rimpiango niente, rifarei tutto quanto. Ora riparto da zero e pensiamo alla staffetta». Sarà quella infatti l’ultima possibilità di rialzare la testa per una nazionale alle prese con un cambio generazionale difficile da digerire dopo i trionfi degli ultimi anni. Nell’ambiente azzurro è evidente che qualcosa non funziona: Fabio Scozzoli fuori dai giochi per le medaglie nella rana, Federica Pellegrini che lascia campo alle avversarie, Luca Dotto e Filippo Magnini che non si qualificano nemmeno per la semifinale nei 100 stile.
Le parole al vetriolo di Filippo sono di quelle che lasciano il segno: «C’è da rifondare tutto perché non possiamo permetterci di buttare via così quattro anni di lavoro». Il problema, almeno a sentire Magnini, è legato alla preparazione: «Durante l’anno sono sicuro di essermi impegnato al 100%, ma di non aver reso in allenamento come l’anno scorso. Nella velocità abbiamo fallito». Una bordata indirizzata al tecnico Claudio Rossetto? Sembra di sì, anche se poi è lo stesso Magnini ad aggiustare il tiro dopo il ko della sua fidanzata nella finale dei 200: «Il gruppo è e resta unito, si prosegue insieme anche il prossimo anno. Claudio lo ringrazierò sempre e con lui proseguirò la mia carriera, dobbiamo solo parlarci ed evitare di fare gli stessi errori il prossimo anno».
Intanto l’Italia mastica amaro. Per Federica ora ci sarà l’ultima fatica in staffetta, poi via all’anno di tranquillità per ricaricare le pile: «Un’altra Olimpiade? Spero di sì. Per fortuna non è il prossimo anno». Un anno che sarà fondamentale per capire le reali intenzioni di una delle atlete che ha fatto la storia dello sport italiano, ma che ora rischia di chiudere in affanno una carriera incredibile.
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