GLI SCANDALI CHE CREANO ASSUEFAZIONE
di STEFANO TAMBURINI
Come ampiamente previsto la passeggiata degli scheletri in fuga dagli armadi prosegue e ci regala pagine tristissime di corruzione in nome di una coppa del Mondo da portare nel deserto al servizio degli sceicchi del Qatar nel 2022. Ma anche per dare ancora maggiore vigore a quella macchina da soldi e di potere che ieri il New York Times, prendendo a prestito le parole Eduardo Galeano, ha definito «il regno più segreto del mondo» chiedendone l’abolizione. Si parla della Fifa, l’organo di governo del calcio dal 1998 in mano a Joseph Blatter, il presidente impegnato nelle grandi manovre per ottenere il quinto mandato. Manovre che, in vista delle elezioni del 2015, tendono a sbarrare la strada ai possibili concorrenti, a partire dal capo del calcio europeo, Michel Platini. Le ultime (per ora) rivelazioni parlano di forniture di gas a tariffa superscontata per la Thailandia in cambio dei voti per l’assegnazione del Mondiale. E anche di una consulenza (tutta da provare) legata a questo affare destinata a un’altra icona del calcio, il tedesco Franz Beckembauer, ex dirigente Fifa. Il disegno potrebbe esser anche quello di diffondere il marcio su più livelli per poter far emergere un «così fan tutti» che non sarebbe assolutorio ma potrebbe aiutare. Anche perché ormai, di fronte a ogni nuova rivelazione sulle malefatte della struttura di potere del calcio internazionale, si rischia di non riuscire più a stupirsi. C’è una sorta di assuefazione al peggio, quasi un senso di rassegnazione di fronte allo schema che prevede fiumi di denaro intorno alle grandi manifestazioni da intercettare il più possibile, lasciando
ai Paesi organizzatori solo poche gocce. E così, quando – come in Brasile – si somma malaffare di importazione con quello indigeno, le fette della torta finiscono ancor prima che siano tagliate. Si crea un effetto drammatico e comico al tempo stesso, con i governanti che danno la colpa ai “parametri-Fifa” per tutto ciò che non funziona o costa troppo. Che sia vero o no, adesso fra gli slogan della protesta ci sono anche «vogliamo case, ospedali e stipendi a parametro Fifa». Ironia sullo sfondo di uno scempio morale che almeno ci regala una certezza: qualunque cosa accada in campo, difficilmente potrà esser peggio di quel che c’è intorno.
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