Insigne: «Se sono qui è grazie a Zeman»

«Con Immobile gioco a memoria anche a biliardino»
Di Alessandro Bernini
foto Fabio Ferrari - LaPresse.10 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Allenamento mattutino della Nazionale Italiana..nella foto: arrivo di una parte di giocatori.Mario Balotelli, Ignazio Abate..photo Fabio Ferrari - LaPresse.10 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Session training for the Italian National.in the picture: session training.Mario Balotelli, Abate
foto Fabio Ferrari - LaPresse.10 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Allenamento mattutino della Nazionale Italiana..nella foto: arrivo di una parte di giocatori.Mario Balotelli, Ignazio Abate..photo Fabio Ferrari - LaPresse.10 06 2014 Mangaratiba (Brasile).sport.Session training for the Italian National.in the picture: session training.Mario Balotelli, Abate

INVIATO A MANGARATIBA. Domenica 9 luglio 2006. Lorenzino Insigne ha 15 anni, pantaloni corti, scooter e una bandiera in mano. L’Italia ha appena conquistato il suo quarto titolo mondiale e lui festeggia insieme con gli amici nella piazza di Frattamaggiore. «Otto anni fa, mica tanti? E ora ci sono io qui...». Già, in Brasile con un biglietto conquistato all’ultimo secondo, e che adesso potrebbe regargli un posto in business anziché in economy.

Io, Rossi e Destro. Quel biglietto Lorenzo Insigne l’ha soffiato sotto il naso a Giuseppe Rossi e Mattia Destro, che pure in campionato avevano segnato molto più di lui: 16 gol Pepito in 21 partite, 13 gol in 20 partite per il giallorosso, appena 3 gol in 36 partite per lui. E infatti in Italia non pochi avevano criticato Cesare Prandelli per questa scelta.

«A Coverciano sapevo di partire dietro agli altri attaccanti, ma non per questo mi sono arreso. Ho letto i tweet di Rossi e le parole di Destro, ognuno ha diritto di dire cosa vuole e posso capire la loro rabbia, ma io sono qui e ringrazio il ct per avermi dato la possibilità. Se vuole, sa che ci sono».

Immobile e il Pescara. L’amichevole contro la Fluminense ci ha consegnato due sorprese: Ciro Immobile e appunto Insigne. Vederli duettare è stato uno spettacolo. «Giocare insieme a Pescara ci ha lasciato qualcosa dentro che non si può cancellare. Merito di Zeman che ha lavorato tanto con noi, quella è stata una stagione indimenticabile. Adesso con Ciro ci basta uno sguardo, certe volte non mi serve neanche alzare la testa perché so già dove sta. E lui sa dove sto io. Non mi sembra neanche che quest’anno abbiamo giocato in squadra diverse, anche perché comunque c’era l’under 21 a tenere vivo il nostro feeling sul campo».

E se fosse proprio l’asse Insigne-Immobile la grande rivelazione di questo Mondiale. Lorenzino sorride: «Gli avversari conoscono poco di noi, non siamo famosi come altri... Io con Balotelli? Non avrei certo problemi a giocare con un campione con lui, però è chiaro che con Immobile ci conosciamo a memoria. Giochiamo insieme anche a biliardino».

Da Zeman a Benitez. “Sacrificio” è la parola chiave che ha portato Insigne in nazionale. Controvoglia, forse, ma di questo è consapevole. «Con Zeman era tutto più facile, lui mi diceva di attaccare, al massimo di dare una mano a centrocampo, ma mica di marcare il terzino come adesso con Benitez. Però mi rendo conto che questo sacrificio per la fase difensiva mi ha aiutato a conquistare la maglia azzurra». Non solo. Ma nel 4-1-4-1 che sta nascendo, Insigne potrebbe anche fare l’esterno di centrocampo partendo da sinistra. «È vero, giocare lontano dalla porta come ho fatto a Napoli è stato utile. Anche se il prossimo anno...». Il prossimo anno? Sembra l’inizio di una sorta di avvertimento a Benitez, ma Insigne si ricorda che deve fare anche il terzino e torna indietro: «No, niente... ora parliamo solo di Nazionale».

La carica di Marchisio. 23 anni Insigne, 28 anni Claudio Marchisio, anche se il secondo pare il padre di primo.

Parla pacato lo juventino, pesa le parole, cerca di spargere solo ottimismo Molto regista e poco incursore. «C’è un’aria positiva nel ritiro, grande serenità, al di là della presenza delle nostre famiglie». Poi uno spot a favore di Buffon («È sempre il nostro leader e anche contro la Fluminense, nonostante non giocasse, era il primo a dare consigli») e infine una grossa apertura di credito verso Matteo Darmian. «Mi ha colpito molto, soprattutto nella gara con l’Irlanda. Ha grande personalità, qualità tecniche e tanto carattere».

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