Italia seconda al mondo per doping. Malagò: «Ma noi vigiliamo»
ROMA. L'Italia tra la Federazione russa e l'India, al secondo posto di una classifica che fa riflettere. Quella dei casi di positività al doping riscontrati dalla Wada tra gennaio e maggio. Una graduatoria mondiale attualissima, che «può essere letta in due modi» tiene a precisare Giovanni Malagò, nella sua audizione in VII Commissione del Senato riferendo sullo stato di salute dello sport: «O siamo un Paese che fa largo uso di sostanze dopanti - spiega Malagò - oppure siamo un Paese che controlla, dove c'è un setaccio e una maglia non si passa. Anche qui possiamo però crescere». Nel report della Wada, davanti all'Italia figura solo la Russia con 148 casi di positività contro i 123 italiani. Seguono India (96 casi), Belgio, Francia, Turchia, Australia, Cina, Brasile e Corea del Sud.
Dei 123 casi italiani, 99 sono di accertata positività, mentre 24 sono relativi all'uso o tentato uso di sostanze dopanti. Le prime discipline coinvolte sono atletica, body building, ciclismo, power lifting, pesistica, calcio, lotta, pugilato, rugby e sport acquatici.
«Sulla lotta al doping - aggiunge il presidente del Coni - abbiamo avuto una serie di attestati impressionanti da parte del Comitato olimpico internazionale e della Wada, l'Agenzia mondiale antidoping. Su questo tema abbiamo fatto passi da gigante, grazie alla nascita della Nado-Italia, oggi organismo indipendente dal Coni e con a capo una persona di carattere e autorevole come il Generale, Leonardo Gallitelli». Domenica a Roma andrà in scena il ritorno in pista di Alex Schwazer dopo la squalifica per 3 anni e mezzo per uso di Epo. Per il marciatore sarà l'unica possibilità di centrare il pass per Rio.
Sulla questione del doping è intervenuta oggi anche la senatrice ed ex olimpionica della canoa, Josefa Idem, secondo la quale «l'alto numero di atleti positivi non significa per forza che ci sia un doping di Stato, ma che vengono effettuati più controlli rispetto ad altri Paesi».
La stessa senatrice ha sollevato anche un quesito a Malagò riguardo il caso di Nikoleta Stefanova, la numero uno della nazionale azzurra di tennistavolo non convocata per il torneo preolimpico perché aveva saltato quasi un anno di preparazione.
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