La Corea e Moreno

Azzurri ko per l’arbitraggio ma non solo, Ronaldo in trionfo
Di Davide Portioli
Italy's Angelo Di Livio (C) and Christian Vieri (L) protest as referee Byron Moreno (R) of Ecuador holds both yellow and red cards after he sent Italy's Francesco Totti off in extra time against South Korea during a second round World Cup Finals match in Taejon, June 18, 2002. REUTERS/Desmond Boylan
Italy's Angelo Di Livio (C) and Christian Vieri (L) protest as referee Byron Moreno (R) of Ecuador holds both yellow and red cards after he sent Italy's Francesco Totti off in extra time against South Korea during a second round World Cup Finals match in Taejon, June 18, 2002. REUTERS/Desmond Boylan

Mettiamola così: quando nel settembre del 2010 viene arrestato all’aeroporto Jfk di New York mentre cerca di entrare negli Stati Uniti con circa sei chili di eroina nascosti negli indumenti intimi, in molti, in Italia, hanno pensato «Ah... ecco!». Stiamo parlando di Byron Moreno, ex arbitro ecuadoriano, simbolo di quello sciagurato (per i colori azzurri) mondiale 2002 di Corea-Giappone.

Non è molto amato qui in Italia perché c’era lui in campo quel 18 giugno a dirigere la partita che, all’altezza degli ottavi di finale, decretò la clamorosa eliminazione degli azzurri a favore di una delle due squadre padrone di casa, la Corea del Sud. Eliminazione maturata nei supplementari con un golden gol segnato da Ahn che faceva seguito alla rete di apertura di Vieri e al pareggio nel finale dei regolamentari siglato da Seol. Un arbitraggio costellato da troppi errori a favore della Corea del Sud.

Detto questo non va però taciuto come l’Italia quel mondiale lo giochi male. Anche nell’unica vittoria, con l’Ecuador, 2-0 con doppietta di Vieri, gli azzurri del ct Giovanni Trapattoni non fanno buona impressione. Segue la sconfitta con una Croazia appena passabile e il sofferto pareggio con il Messico: ci qualifichiamo solo perché l’Ecuador batte i croati. Il Trap ricorre addirittura a una bottiglietta di acqua benedetta che si porta in panchina durante i match. Invano. E così è quasi inevitabile che, al di là dei singoli episodi, di fronte alla Corea del Sud allenata da Guus Hiddink si paghi dazio.

È il mondiale delle sorprese, positive e negative. Brilla la stella del Senegal di Bruno Metsu (scomparso nell’ottobre del 2013). La nazionale africana, fresca del secondo posto nella Coppa continentale, si permette di battere la Francia per 1-0 nel match d’esordio. I transalpini, campioni del mondo in carica, riescono a far peggio di tutti: un solo punto e 0 gol all’attivo. Nel girone passano la Danimarca e gli africani, fermati poi ai quarti dalla Turchia. Turchi che, trascinati da Hakan Sukur, chiuderanno al terzo posto, miglior risultato di sempre, battendo nella finalina proprio la Corea del Sud.

Alla fine di tradizionale c’è la finale di Yokohama, che giocano uno straripante Brasile e una Germania scolastica. Vincono i verdeoro (quinto titolo) con una doppietta del capocannoniere Ronaldo (8 reti).

Note a margine: è il primo e finora unico mondiale che si gioca in due nazioni; l’Italia si fa così eliminare dalle due Coree (era successo con quella del Nord nel ’66); il presidente del Perugia Luciano Gaucci sostiene in un’intervista di non aver più alcuna intenzione di continuare a pagare Ahn (con gli umbri da due stagioni) reo con il suo gol di «aver rovinato il calcio italiano», il coreano andrà a giocare in Giappone; per gli azzurri secondo ko consecutivo (dopo quello nella finale degli Europei 2000 con la Francia) con il golden gol.

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