Lacrime americane

Italia in finale: rigori ancora una volta fatali, gioisce il Brasile
Di Francesco Pinna
rigore roberto baggio mondiali calci usa 1994
rigore roberto baggio mondiali calci usa 1994

La prima volta del grande calcio negli Stati Uniti ha la faccia sorridente di Romario, brasiliano furbo ed elegante, che alza la coppa al cielo sotto il sole infuocato di Pasadena. La prima volta del soccer in mondovisione ha anche lo sguardo triste del Codino più geniale della storia del pallone, Roberto Baggio, che calcia oltre la traversa il rigore decisivo e regala al Brasile il quarto titolo. Romario è la ciliegina del Brasile più europeo della storia: nessun fenomeno, ma concretezza e praticità a piene mani. Roberto Baggio invece ripercorre la parabola di Paolo Rossi nel mondiale dell’82: partenza disastrosa, esplosione nel momento decisivo. È lui a «riportare l’Italia un paio di volte giù dall’aereo» come disse, con una felice immagine, il ct Arrigo Sacchi. È lui a rilanciare le notti magiche firmando i successi azzurri con Nigeria (ottavi), Spagna (quarti) e Bulgaria (semifinale); è lui che accende il sogno e lo spegne con quel rigore oltre la traversa.

L’altro personaggio è Arrigo Sacchi, il tecnico azzurro non riesce a far giocare l’Italia come il suo Milan stellare, divide l’opinione pubblica, ma ha il merito di costruire un gruppo unito che riesce a trovare le energie per conquistare un’insperata e immeritata finale. I detrattori parlano di fortuna, ma lui va avanti. Di fatto il girone iniziale è disastroso, l’Italia perde con l’Irlanda 1-0, poi batte la Norvegia con gol di Dino Baggio, dopo aver giocato gran parte dell’incontro in dieci per l’espulsione del portiere Gianluca Pagliuca. Sacchi, per inserire il dodicesimo Luca Marchegiani fa uscire proprio il Codino. La tv coglie il labiale «Questo è impazzito» che farà il giro del mondo. Il girone si chiude con il pari con il Messico (1-1, gol di Daniele Massaro). Il girone si chiude con tutte le squadre a quattro punti: l’Italia è terza per la differenza reti e viene ripescata.

Le difficoltà emergono anche anche con la Nigeria negli ottavi: africani subito in vantaggio e azzurri in dieci perché Gianfranco Zola, appena entrato, viene espulso ingiustamente. Mentre si pensa già ai pomodori di un rientro anticipato, il dio del pallone illumina Roby Baggio che a pochi secondi dal fischio finale segna il gol del pari e nei supplementari il rigore vincente. Anche con la Spagna, nei quarti, Baggio trova l’ipirazione nei secondi finali sfruttando un lancio di Giuseppe Signori. Una partita segnata anche dalla gomitata di Mauro Tassotti a Luis Enrique non vista dall’arbitro ma sanzionata dalla prova tv con otto turni di squalifica.

In semifinale con la Bulgaria il Codino completa con una doppietta il salvataggio azzurro, ma rimedia un guaio muscolare che ne condiziona il rendimento nella finale col Brasile. I sudamericani non fanno impazzire ma vincono nei quarti la sfida più bella del torneo contro l’Olanda (3-2) e battono senza problemi (1-0) la rivelazione del torneo, la Svezia (che chiude al terzo posto). La finale si gioca al sole di mezzogiorno. La maledizione dei rigori condanna gli azzurri, proprio come quattro anni prima.

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