Lo Jadran decimato si è arreso a Tarcento

TRIESTE. Jadran senza cartucce, l'avventura play-off già al capolinea. Tarcento si aggiudica la gara “bella”3 per 67-57 e timbra il biglietto per le semifinali dei play-off del girone Veneto/FVG. Esito che conferma buona parte dei pronostici, ma che regala allo Jadran anche una discreta porzione di alibi, quelli legate a infortuni e assenze, tutte importanti. A gara-3 i plavi ci arrivano infatti senza Ridolfi, alle prese con una caviglia malandrina, devono rinunciare a Cettolo per impegni di studio e verso la metà della gara fanno i conti anche con uno stiramento al polpaccio di Grbac.
Defezioni vitali, rotazioni all'osso e una avversaria di rango. Quanto basta per rendere ancor più arduo il colpaccio in trasferta dopo l’eccellente prestazione in gara-2. Tarcento, peraltro priva di Barazzutti, per l’occasione ha denotato una certa carica sin dall'inizio, innescata con il 9-0 dei primi minuti (rintuzzato in tempo dai canestri di Batich e Ban) e dell'altro tentativo di break sul +10 disegnato all'inizio del secondo quarto. Lo Jadran ha retto sin che ha potuto, magari anche bene, rispondendo colpo su colpo finchè la panchina ha consentito munizioni, salvo incappare pure in frequenti svarioni al tiro, anche in quello da 3. Letale infine l'ultima frazione, con Tarcento lucida e precisa nel volare a +18, chiudendo virtualmente la pratica che ha significato il proseguimento sulla ribalta di un campionato nazionale.
«Abbiamo dato tutto quello che avevamo - ha espresso il tecnico Mura nel dopo partita - ma il finale resta ugualmente amaro. Tarcento è stata brava a impostare la gara nel modo giusto, anche con molto agonismo, dimostrando di saper giocare pure con sette giocatori, cosa per noi non agevole alla luce degli ennesimi infortuni e assenze. Ci resta comunque il plauso per una stagione molto positiva - ha aggiunto il coach dei plavi - la scorsa estate avrei firmato per un settimo posto alla fine della stagione regolare, considerando inoltre anche tutte le traversie patite. Possiamo comunque dire di aver combattuto sino alla fine», ha concluso Andrea Mura.
Francesco Cardella
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