L’Uruguay con il sorriso pensa a come batterci E Balotelli non fa paura
INVIATO A BELO HORIZONTE. «Balotelli è emotivamente instabile». Prendere, incartare e portare a casa. Questa è la considerazione che i nostri avversari hanno di Mario e, indirettamente, un po’ anche di noi. Parole di Alvaro Gonzalez, sì, quello della Lazio, ma in generale è un po’ quello che pensano tutti nel clan uruguaiano. Ci guardano dall’alto verso il basso e questo potrebbe essere il loro grande limite, magari anche la loro condanna. Probabilmente noi li sopravvalutiamo e loro ci sottovalutano.
Lugano a rischio. Morale alto, prove tattiche e partitella con tanti gol, sbirciata in segreto visto l’obbligo di porte chiuse. È stato l’ultimo rodaggio per la truppa di Tabarez prima della partenza dal ritiro di Sete Lagoas e l’approdo a Natal, un giorno dopo gli azzurri. Nessuna assenza, solo il capitano Diego Lugano si è allenato a parte e la sua presenza contro l’Italia è in forte dubbio. Se salta, probabile che tocchi al baby José Maria Gimenez, classe 1995,uno che Tabarez ha portato qui in Brasile preferendolo a Coates, scelta che ha lasciato non poche perplessità tra stampa e tifosi. Molti lo considerano un gioiellino (in estate l’Atletico Madrid lo ha acquistato dal Danubio, anche se poi Simeone in campionato gli ha fatto giocare solo una partita), altri lo reputano un difensore acerbo e non pronto per un Mondiale. Intanto contro l’Inghilterra è andato malino, troppo incerto.
Pericolo Pirlo. Nell’ultima seduta Tabarez ha messo tutti in cerchio per un lungo discorso. Si dice che abbia parlato dell’Italia, di cosa bisogna temere e soprattutto di Andrea Pirlo. Già, è lui lo spauracchio del Maestro, non Balotelli. Non è un caso che soltanto un paio d’ore dopo il già citato Alvaro Gonzalez abbia trasformato la domanda sul pericolo-Italia in una risposta sul pericolo-Pirlo. «Per fermare l’Italia bisogna stare addosso a Pirlo, impedirgli di muoversi perché tutto il gioco dell’Italia passa dai suoi piedi. A lui bastano due secondi per mettere un compagno davanti alla porta».
Anvedi Nando. “Che fretta c’era, metti mejo sta barriera, Nando Muslera nun vincevo senza te”. Nella casa dell’Uruguay non conoscono Loretta Goggi, non cantano certo “Maledetta Primavera” e quasi nessuno ha visto quel derby Lazio-Roma che è costato mesi e mesi di cori al povero Nando Muslera.
Non si è mai capito bene se sia un grande portiere o no. Mezzi miracoli e papere si sono spesso alternati al ritmo del verde e del rosso di un semaforo, di quelli però dove il rosso (le papere) dà l’impressione di durare sempre un po’ di più. In nazionale comunque è uno dei punti fermi di Tabarez e nessuno lo mette in discussione.
Situazione strana. Noi che abbiamo Gigi Buffon e mezza Italia che vorrebbe Sirigu al suo posto, loro con Muslera ma che si fidano a occhi chiusi. «Buffon per me è un mito – sorride il numero 1 della Celeste – e non si discute. È ancora il migliore. Ma dell’Italia temo la compattezza, il gioco di squadra, il fatto che hanno un blocco della Juventus molto affidabile».
E poi, e ci risiamo, Andrea Pirlo: «Già, lui è il fulcro dell’Italia, non c’è azione che non passi dai suoi piedi. Noi cercheremo di battere l’Italia usando le loro stesse armi: difesa e contropiede».
Difesa e contropiede l’Italia, difesa e contropiede l’Uruguay. Uhm… una delle due bluffa. E non crediamo proprio che sia l’Italia.
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