Maran: voglio un’Unione operaia e presuntuosa

«Sono qui per aprire un ciclo e guadagnare sul campo la fiducia concessami dalla società»
TRIESTE
Con ancora negli occhi il terrore per una retrocessione evitata solamente all’ultimo atto di un campionato estenuante, la Triestina chiede a Rolando Maran di restituire entusiasmo e serenità all’ambiente e ai tifosi. Dalla domenica di passione del Garilli è passata solamente una striminzita settimana. Troppo poco per chiudere a chiave il cassetto dei brutti ricordi: tensione e paura hanno lasciato tracce profonde nella dirigenza, nei giocatori e nei sostenitori. Il presidente Fantinel ha detto di voler archiviare l’ultima soffertissima stagione, facendo tesoro degli errori commessi, ma ciò non significa destinarla all’oblio. Questo no, non sarebbe giusto. C’è da voltare pagina, invece, e iniziare a scrivere un capitolo migliore. Proprio per questo, la società ha voluto dare un’anima nuova all’Alabarda: un condottiero determinato, intransigente, di poche parole. Il taglio con le gestioni Varrella e Agostinelli è netto. Maran rappresenta il futuro, ha un’immagine entusiasta, per nulla supponente, quello che serviva per dare linfa all’incerottata Unione targata 2006-2007.


All’ex guida di Cittadella, Brescia e Bari la Triestina non ha affidato solo la sua panchina, ma anche e soprattutto il compito di far dimenticare a tutti tre mesi e mezzo di ansia e sofferenza. Sensazioni cancellate solo da quel magico destro di Riccardo Allegretti. Maran imposterà una squadra votata all’attacco, capace di aprire il gioco sugli esterni, forte della solidità che garantisce un modulo come il 4-4-2. Una formazione che dovrà centrare la salvezza in largo anticipo, evitando ogni ulteriore patema d’animo per il proprio pubblico. «Niente proclami», aveva dichiarato Maran al momento della sua presentazione ufficiale, ma la palese volontà di costruire qualcosa di importante c’è, eccome.


Maran, quando ha capito che, smessi i panni del calciatore, avrebbe iniziato ad allenare? Tutti i tecnici che ho avuto mi hanno ripetuto sempre la stessa cosa: ero un allenatore già in campo, venivo schierato più per questo che per altre doti. È stato fondamentale, poi, riuscire a lavorare da subito come secondo assieme a Silvio Baldini al Brescia e al Chievo. A chi si ispira? Mi ispiro a tutti quelli che vincono. Battute a parte, ogni persona ha le sue caratteristiche. È nella gestione dei particolari che i vari tecnici si differenziano. Perché sono finite anzitempo le sue ultime esperienze professionali? A Brescia so che Corioni si era poi pentito di avermi mandato via scegliendo Zeman. Quanto al Bari, abbiamo passato un momento di difficoltà, in cui è mancata la pazienza sufficiente per affrontarlo assieme. In ogni caso, i presidenti hanno il diritto di assumerti come di lasciarti a casa.


Trieste può rappresentare il trampolino di lancio ideale per lei verso un salto di qualità della carriera? La considero la città giusta per riuscire a consacrare la mia professione. I presupposti per crescere e migliorare assieme ci sono. Voglio iniziare un'ascesa che vedremo dove ci porterà e aprire un ciclo, guadagnando sul campo la stima concessami in anticipo dal club. Come dovrà essere la sua squadra? Al tempo stesso dovrà essere operaia e presuntuosa. Cioè? Chiederò umiltà nell’applicarsi e nel lavorare quotidianamente ma sfacciataggine nell’esibire le nostre qualità. I ragazzi dovranno essere consapevoli dei loro mezzi. Tenteremo sempre di imporre il nostro gioco, per essere artefici della nostra storia e senza subire. In partenza, andremo sempre alla ricerca della vittoria.


Per farlo, a che modulo si affiderà? Ho quasi sempre giocato con quattro difensori e altrettanti centrocampisti, un 4-4-2 con due esterni che abbiano la capacità di rendere equilibrata la squadra e sappiano attaccare. Tutto va poi adattato ai giocatori a disposizione, affinché rendano al meglio. Allegretti, Pesaresi e Rossi: si ripartirà da loro? Sono giocatori di qualità, ma non mi spingo oltre su questi discorsi che spettano al direttore sportivo e alla società. Di sicuro, nessuno sarà imprescindibile, perché la rosa dovrà essere competitiva ed equilibrata nel suo complesso. Lei non tollera atteggiamenti da prima donna o mancanza di rispetto verso i compagni: l’aspetto umano, dunque, sarà fondamentale per la Triestina di Maran? È la base di tutte le vittorie. È necessario vi siano rispetto e tolleranza nel gruppo. Conferma che l'obiettivo iniziale sarà quello di una salvezza tranquilla? Il presidente l’ha già detto. Tutti desideriamo ottenere la permanenza in B nel modo più tranquillo possibile.

Riproduzione riservata © Il Piccolo