Marquez come Agostini ottava vittoria consecutiva

ASSEN. Il Gp di Olanda sulla pista di Assen, vinto da Marquez davanti a Dovizioso, (Rossi quinto, Lorenzo 13.mo), ha raccontato molte storie. Ha detto che, ad esempio, per il titolo i giochi sono ormai fatti (salvo catastrofi al momento impronosticabili); che la supremazia di Marc è talmente marcata da aprire crepe nei bastioni degli avversari; che le Open possono essere moto da qualifica, ma non da gara; che Dovizioso è una cosa, Crutchlow un'altra. E, infine, che se oltre a Marc Marquez ci si mette anche suo fratello Alex (vincitore in Moto3), allora è la noia.
Marquez (senior) a Assen ha semplicemente fatto ciò che doveva fare. Venerdì si era lasciato scippare la pole da Aleix Espargaro (Open: quarto in gara), ma poi ieri ha vinto poi il Gp. Ed è l'ottavo consecutivo, pareggiando i conti con Giacomo Agostini, annata '71. E dire che il catalano era persino disposto a cedere il successo a Dovizioso, pur di non cercar rogne in una giornata che tra pioggia battente, sole, pioggerella e vento ha proposto ai piloti più variabili meteo di tutto il resto della stagione.
«Ho pensato: il secondo posto può andarmi bene, visto che gli avversari più pericolosi sono ben dietro. Poi, visto che comunque guadagnavo su Dovizioso senza rischiare troppo, mi sono chiesto: perché non provarci?» Già: perché?
Lo spagnolo racconta di una squadra rafforzata dai continui successi («hanno sempre avuto tutto sotto controllo») di poter correre con i nervi distesi («con i principali avversari alle mie spalle, mi sono preoccupato meno del solito») e di vivere la felice condizione di non dover rischiare. Il che aiuta a essere lucidi: «Ho effettuato un solo giro di ricognizione, e non due, come tutti gli altri, perché come stavano le cose l'ho capito subito. Poi non volevo raffreddare le gomme (per il secondo giro, avrebbe dovuto passare lentamente dalla pit lane) e non c'era ragione di far consumare il pneumatico per un giro in più. Gomme slick? Mi sono accorto subito che non era il caso: la prima parte del tracciato e l'ultima erano completamente bagnate».
Rossi ha interpretato la situazione diversamente. «Anche perché, con un Marquez così, qualcosa di diverso rispetto alla norma lo si deve tentare». Come tutti, ha effettuato il primo giro di ricognizione con le gomme da pioggia; ha pensato di poter azzardare le slick, ed è rientrato, cambiando moto (in MotoGp si cambia il mezzo, non i pneumatici); è tornato in pista ma, proprio mentre si allineava per il giro di warm-up, uno scroscio ha cambiato le carte in tavola. Per cui, al termine del warm-up, invece di schierarsi per il via, è rientrato e ha cambiato di nuovo la moto. Come da regolamento, è partito dalla pit-lane: cinquanta secondi persi. Considerato che poi ha viaggiato quasi costantemente al ritmo dei migliori, senza l'errore avrebbe lottato per il podio. E forse forse...
Eccellente prova di Dovizioso: non è vera gloria, perché non sull'asciutto, ma è quarto in campionato (il compagno, Crutchlow, è 16.mo) e se c'è da portare a casa un risultato, lo porta. In grave difficoltà Lorenzo: ha avuto paura di cadere, come l'anno scorso, e ha tirato i remi in barca. Effetto Marquez?
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