Milano scudettata vince anche in tv Boscia: «Super spot»

TRIESTE. Lo scudetto se l’è preso l’Olimpia Milano dopo essere rimasta a stecchetto per 18 interminabili anni ma c’è una vittoria che appartiene all’intero basket italiano. Tornata dopo tempo immemorabile in diretta tv in prima serata, la settima gara della finale scudetto ha catturato un milione di spettatori.

Da Istanbul, Bogdan Tanjevic, l’allenatore che prima di Luca Banchi aveva vinto per ultimo il titolo con Milano, celebra una serata comunque da ricordare. «Una grande vittoria per il basket italiano: tanta gente davanti alla tv, tantissima al Palasport. Milano ha risposto alla grande, segno che la piazza è stata riconquistata. Il merito è sicuramente della squadra, di Luca Banchi che ha saputo fare le scelte giuste e gestire la situazione ma soprattutto di quel grande signore che è Giorgio Armani. In questi anni ha investito milioni di euro nel basket, senza lasciarsi prendere dallo sconforto quando i risultati non arrivavano. Ha dato lezione di stile e di passione per questo sport».

Quali differenze tra lo scudetto della Milano targata Stefanel e questo?

Sono situazioni completamente diverse. Quella era una squadra che aveva raccolto i frutti di un progetto costruito a Trieste e maturato nel tempo. Nel basket attuale c’è poco da progettare: ogni stagione le squadre cambiano sei-sette decimi, c’è un viavai di americani.

Da spettatore, ha tifato Milano?

Mi fa piacere che sia tornata a vincere dopo tanto tempo perchè le metropoli al vertice trascinano il movimento però...

Però?

Ero un po’ combattuto. Siena è allenata da Marco Crespi, che era stato mio assistente a Milano e in Nazionale. So come lavora e quanta passione ci mette. Sono un suo tifoso personale.

A proposito di “cocchi”. Alessandro Gentile, figlio di Nando, è stato il protagonista della finale.

Strepitoso. Il migliore in semifinale, probabilmente il migliore della serie scudetto.

La Nba lo aspetta. Gli Houston Rockets vorranno fruttare prima o poi i loro diritti.

Gentile fa bene a restare ancora in Italia. Non un anno solo ma due. È forte ma deve ancora crescere tecnicamente e può farlo meglio in Europa rispetto alla frenesia della stagione “pro”. Io resto dell’idea che un giocatore fa bene ad andare subito nella Nba solo se ha la certezza di stare in campo almeno 20-25 minuti. Se uno rimane fisso in panchina rischia solo di sprecare anni preziosi.

@degrax