Noemi Batki: «A Rio l’obiettivo è ripetere le Olimpiadi 2012»

La tuffatrice triestina quattro anni fa si era piazzata ottava «A quasi 29 anni sento di avere ancora tanto da dare»
Di Guido Barella
Silvano Trieste 24/05/2016 Noemi Batki
Silvano Trieste 24/05/2016 Noemi Batki

TRIESTE. Tra l’Europeo di Londra e Rio. Come tutti quelli olimpici è un anno particolare per Noemi Batki, ieri divertita testimonial dell’iniziativa ArenaAcquamica alla Bianchi: «Se i miei tuffi - commenta - potessero essere per questi bambini una spinta a farli praticare la mia disciplina, ne sarei davvero entusiasta».

Noemi Batki, una delle immagini simbolo del recente Europeo di Londra sono state le sue lacrime al termine della gara del sincro misto dalla piattaforma con Maicol Verzotto nella quale vi siete classificati quarti a poco più di tre punti dal podio...

E’ stato uno sfogo, penso, più che comprensibile: avevamo lavorato tantissimo, avevamo vissuto una settimana intensa e siamo arrivati così vicini alla medaglia. Quel risultato bruciava tantissimo, le lacrime ci stavano tutte.

Tra l’altro lei non stava nemmeno benissimo fisicamente.

E’ vero, venivo dai postumi di un infortunio e non ero certo al 100 per cento: semmai, forse, all’80.

Ora ha tempo per recuperare il top della condizione in vista di Rio. E saranno le sue terze Olimpiadi.

Se all’Europeo ho fatto tre gare, nel programma olimpico ho solo la piattaforma in singolo, la mia specialità. E allora il mio obiettivo è intanto almeno ripetere Londra 2012 (ottavo posto, ndr) per poi giocarmi il tutto per tutto.

E il dopo Olimpiadi? A quasi 29 anni quali sono i suoi programmi futuri?

Ammetto che l’età inizio a sentirla per quel che riguarda il recupero dagli infortuni ma al momento non ho nessuna intenzione di smettere, ho ancora tanto da dare: deciderò anno per anno, e vediamo dove arrivo.

Lei è, in pratica, l’unica “piattaformista” italiana. Si è mai chiesta perché?

Credo che il problema principale, in Italia, sia la mancanza di impianti: Trieste è uno dei pochissimi a questi livelli. E poi, chissà, sarà anche la paura: da tre metri è certamente tutto diverso.

E lei ha mai avuto paura?

Ce l’ho tutte le volte che mi tuffo! Ma credo che sia importante, ti aiuta a essere sempre concentrati al massimo.

A proposito di impianti: con una piscina così a disposizione è contenta di essere “diventata” triestina?

A Trieste c’è una scuola importante, si lavora bene, ci sono tanti giovani che si sono avvicinati al mondo dei tuffi. Però...

Però?

...è un po’ isolata, geograficamente parlando, rispetto agli altri centri federali. E io mi sento un po’ sola: la mattina non c’è nessun altro in piscina. Però, dài, forse fra qualche mese ci sarà mia sorella Estilla, che adesso ha la maturità al “Carducci”. Ma lei fa il trampolino.

Dalla mamma (e allenatrice) Ibolya alle figlie Noemi ed Estilla. Una famiglia in piscina.

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