«Noi, poco brillanti nessuno è da bocciare Cassano? Dà qualità»

Prandelli: «Non siamo i più forti, ma possiamo battere chiunque» Il presidente Abete: «Una festa che ci riconcilia con il calcio»
Di Paolo Baron
Italy's soccer national team head coach Cesare Prandelli during the friendly soccer match Italy-Luxembourg, at Renato Curi Stadium, Perugia, central Italy, 04 June 2014. ANSA / Gian Matteo Crocchioni
Italy's soccer national team head coach Cesare Prandelli during the friendly soccer match Italy-Luxembourg, at Renato Curi Stadium, Perugia, central Italy, 04 June 2014. ANSA / Gian Matteo Crocchioni

Ha chiesto a tutti di stringersi a coorte. Sottolineando che l’Italia non è la squadra più forte, ma certamente può battere chiunque. Deciso ma suggestivo, Cesare Prandelli, prima del match contro il Lussemburgo, ha indicato ai tifosi azzurri la strada per carezzare il sogno mondiale. Senza fischiare. Senza polemiche. Anche perché fischi e polemiche hanno sempre caricato l’ambiente azzurro. Parole le sue, in sintonia con quelle del presidente della Figc Giancarlo Abete ai microfoni di RaiSport ha sottolineato. «Grande risposta di Perugia. C’è un clima festoso e questo ci dà morale in vista dei Mondiali e ci riconcilia col calcio. Le critiche? Me le aspettavo. Sapevo che le scelte del ct sarebbero state difficili e che ci sarebbe stata amarezza da parte di qualcuno. L’amarezza però dimostra che c’è attaccamento per la maglia azzurra».

Al termine della partita, poi, Prandelli si è concentrato sulla prestazione di squadra e su quella dei singoli. «Non si è trattato di un collaudo fallito», ha esordito il ct azzurro. «Perché a tratti abbiamo trovato le situazioni che abbiamo provato in allenamento. Certo, non siamo stati brillanti». Poi il discorso è virato sull’esperimento Verratti-Pirlo: nessuna bocciatura per il pescarese, ma sicuramente non è andata bene. «Quando devi fare a meno di un giocatore che più cambiare più ruoli »Montolivo) non è mai semplice. Ma ho cambiato Verratti solo perché volevo provare altri. Cassano? Con lui c’è qualità in più. Ma anche nel primo tempo Mario ha avuto due palle gol. Peccato per l’errore sul corner che ci è costato il gol». Ieri mattina, intanto, il ct aveva ribadito che «non siamo i più forti. Ma possiamo battere i più forti». «Il Brasile è davvero formidabile» ha poi aggiunto. «Davanti fa paura, il centrocampo è solidissimo, la difesa forse un po’ meno. Poi Germania, Spagna, Argentina». Sul ruolo del calcio italiano, inteso come specchio e amplificatore del carattere nazionale, l’allenatore originario di Orzinuovi ha affermato che «siamo troppo polemici e divisi. Ma a volte nella polemica troviamo un surplus di forza e di convinzione. Reagiamo solo dopo aver toccato il fondo. Non siamo un popolo da circostanze ordinarie. La mia Nazionale è come il Paese: si carica in mezzo alle polemiche (il riferimento è alle questioni relative alle esclusioni di Rossi e Destro) e può battere anche i rivali più forti». Prandelli, poi, si è posto il grande obiettivo di recuperare il rapporto tra la nazione e la nazionale. «Mi aveva colpito vedere la grande squadra di Lippi, i campioni del mondo, fischiata senza motivo. Ci siamo posti il problema di ristabilire il rapporto con la gente» ha proseguito «Non ci ha pesato, anzi, ci ha arricchito andare a giocare a Quarto e a Rizziconi, su campi sequestrati alla criminalità, o in Emilia dopo il terremoto. Ne ho sempre discusso con i ragazzi, e loro sono venuti volentieri. Anche ad Auschwitz».

Sul suo carattere, alla provocazione di essere considerato un buono, Prandelli ha risposto che «nulla è più ridicolo di indossare un abito che non è il tuo. Ognuno ha il proprio carattere. Carlo Ancelotti ha allenato e vinto in Italia, in Francia e in Spagna senza cambiare il suo», ha evidenziato. «Io sono molto esigente con i miei giocatori. Si può essere rispettosi e insieme esigenti».

A chi gli ha chiesto quali siani i leader del gruppo azzurro, Prandelli ha citato «Chiellini, che è riuscito a conciliare lo sport e lo studio, ha un carattere molto forte. Pirlo e Buffon, i veterani passate le cento partite, interpretano ancora la maglia azzurra con l’emozione e l’impegno dell’esordiente».

Secondo Prandelli bisogna responsabilizzare i giovani che «hanno perso capacità di sacrificio e fiducia nel futuro, non hanno il senso della sofferenza. Ma la colpa è di noi genitori che li abbiamo viziati troppo» e anche i calciatori sono viziati, «a volte diventano un po’ troppo personaggi», ha evidenziato nuovamente il ct della nazionale. Sulla tensione alla quale i giocatori sono sottoposti e se Balotelli riuscirà a sopportarla ha risposto che «è fondamentale trasmettergli il senso che non è l’unico responsabile di quel che accade» e alla domanda se sia vero che quando arbitra in allenamento a volte fischia apposta falli che non ci sono, ha risposto: «Sì. I calciatori devono abituarsi a tutte le situazioni possibili, anche a subire torti», ha concluso.

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