Prandelli vuole un’Italia che osa

«Serve sana incoscienza, questa Nazionale deve divertire e rendere orgogliosi i nostri tifosi»
Di Alessandro Bernini
Italy's head coach Cesare Prandelli during a press conference in Mangaratiba, Brazil, 06 June May 2014. The FIFA World Cup 2014 in Brazil kicks off on 12 June. ANSA/ETTORE FERRARI
Italy's head coach Cesare Prandelli during a press conference in Mangaratiba, Brazil, 06 June May 2014. The FIFA World Cup 2014 in Brazil kicks off on 12 June. ANSA/ETTORE FERRARI

INVIATO A MANGARATIBA. Cesare Prandelli è uomo dei gesti. Se vuoi conoscere il suo stato d’animo, guardagli le mani. Il top del nervosismo lo raggiunge quando stropiccia un foglietto, lo guarda, lo gira, lo rigira, lo piega. Stavolta le sue mani immobili sono lo specchio di un ct sereno, «molto ottimista» come conferma lui stesso.

Da dove parte questo suo ottimismo?

«Mi sono rivisto con calma l’amichevole contro il Lussemburgo, le indicazioni positive sono state molte».

Il tifoso però guarda il risultato e resta perplesso. Ci faccia capire.

«Avevo dato una traccia alla squadra e loro l’hanno seguita. Per un’ora abbiamo creato gioco senza mai subire ripartenze, ed è stata una bella Italia».

Poi?

«Poi quando è entrato Cassano e abbiamo tolto un centrocampista, allora è sorto qualche problema».

Dica la verità, sta pensando al 4-5-1.

«Sì, stiamo provando l’ipotesi dell’uomo in più a centrocampo. Ma non è ancora deciso».

L’idea di lanciare Verratti la intriga.

«Verratti sta interpretando bene il suo ruolo, è un giocatore che ha qualità ed è imprevedibile, ora deve trovare continuità e diventare un punto di riferimento. Poi tatticamente mi serve più profondità, ma questo spetta a me».

La sensazione è che Balotelli si trovi bene là davanti da solo, a fare la guerra senza un compagno di reparto. È d’accordo?

«Ognuno deve trovare la posizione in campo nella quale può rendere al meglio».

Va bene, non vuole rispondere.

«Non avete capito come giocheremo? Allora è un buon segno». (sorride)

Parliamo allora di cosa si aspetta da Balotelli.

«Mi aspetto continuità. E soprattutto non deve pensare di risolvere da solo i problemi della Nazionale, altrimenti abbiamo un problema in più».

C’è qualcuno che la sta impressionando in positivo?

«Sì, Darmian».

Ci spieghi.

«È arrivato in sordina, ma ha stupito tutti per personalità, voglia di fare, entusiasmo. I giovani hanno spesso un po’ di sana incoscienza, nel mio calcio non si può ingabbiare tutto dentro a schemi e tattica. Quindi ben vengano i Darmian».

Fisicamente come sta la sua Nazionale?

«Bene. Lo scorso anno alla Confederations mezza squadra durante le partite mi chiedeva il cambio, lì ho capito che bisognava cambiare. A Coverciano abbiamo lavorato solo su questo, per arrivare al Mondiali atleticamente preparati».

Però qualche acciacco c’è, soprattutto in difesa.

«Tutti i quattro centrali difensivi hanno dei problemini, ma risolvibili. Ho portato Ranocchia anche per questo. Mirante invece è venuto perché Sirigu ha subito in infortunio e non volevo correre rischi».

Domenica c’è l’amichevole con la Fluminense: squadra in gran forma, stadio esaurito, loro che vorranno fare la partita della vita. Scusi, ma non è troppo rischioso?

«L’ho voluta proprio perché a sei giorni dal debutto c’era bisogno di un impatto forte, di uno shock. Non faremo bella figura, lo dico subito e non per mettere le mani avanti. Ma ho bisogno di trovare delle difficoltà perché così posso capire dove dobbiamo migliorare».

Che clima sente intorno a questa Nazionale?

«Noi abbiamo dato tutto per far tornare l’entusiasmo intorno a noi, abbiamo disputato un grande Europeo e un ottimo girone di qualificazione. Adesso, arrivati al momento dell’impatto col Mondiale, tutti si aspettano il miracolo».

E quindi?

«E quindi tocca a noi. In Italia questo è il momento del tutti contro tutti, ma diventiamo uniti contro le istituzioni, contro qualcosa che possa cambiare a livello sociale e politico. Noi abbiamo una responsabilità in più, dobbiamo rendere orgogliosi gli italiani. Lottiamo e facciamo vedere a tutti che di fronte alle difficoltà possiamo rendere ancora di più».

Mourinho ha detto che l’Italia arriva in finale.

«Lunga vita a Mourinho... Intanto superiamo il primo turno, poi vediamo».

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