Scommesse, Conte pensa a fare in fretta

CREMONA. «Fare in fretta» e prima degli Europei di giugno è l'imperativo categorico del ct della nazionale Antonio Conte per uscire dalla brutta storia del calcioscommesse che lo vede imputato per frode sportiva in relazione ad AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio del 2011. E per questo i suoi legali, Francesco Arata e Leonardo Cammarata, hanno ben presente la soluzione del rito abbreviato tanto che l'allenatore ha dato loro la procura speciale per poterlo chiedere: comporterebbe una sentenza in tempi più brevi, allo stato degli atti, senza quindi ulteriore attività istruttoria. Prima di rendere definitiva la scelta, bisognerà attendere che il gup Pierpaolo Beluzzi decida sulle annunciate eccezioni di incompetenza territoriale che vorrebbero spostare altrove il procedimento (Bologna la più gettonata). «Conte è sereno ma vuole uscire in fretta da questa vicenda che gli ha già causato gravi danni e uno di questi è già il processo stesso», commentato i legali a margine della prima udienza preliminare davanti al gup in un tribunale.
Una buona notizia, comunque, per Conte, per il suo vice anche ai tempi del Siena, Angelo Alessio e per l'ex allenatore dell'Atalanta, ora all'Udinese, Stefano Colantuono, viene dalla Federazione italiana gioco calcio che ha deciso di costituirsi parte civile contro tutti gli imputati e non invece contro loro tre. A quanto si è saputo, la decisione deriva dal fatto che ai tre viene contestato un comportamento omissivo e non un concorso nel reato di frode sportiva del quale devono rispondere. Conte e Alessio, tra le altre cose, per questa vicenda sono già stati esaminati e sanzionati dalla Giustizia sportiva. Scelta diversa per la Lega B che, con l'avvocato Guido Camera, si è costituita parte civile solo contro gli imputati per associazione a delinquere mentre, per evitare duplicazioni di parti civili 15 squadre di B compaiono come «cedenti credito». In caso di risarcimento un 20% andrà alla Lega per le proprie attività all'educazione sportiva, anche in chiave anti scommesse, e il resto alle società come ristoro anche dei danni d'immagine subiti. Dribbling, invece, dell'Atalanta che si costituisce parte civile contro l'ex capitano della Dea, Cristiano Doni, accusato di associazione a delinquere e che ha ammesso alcune combine («per il bene della squadra», aveva precisato), contro Guido Marilungo, che pure è ancora sotto contratto, accusato di frode sportiva e non invece contro Colantuono, anch'egli accusato di frode. In aula c'era colui che, suo malgrado, ha scatenato il pandemonio del calcioscommesse, Marco Paoloni, che ha detto ai cronisti: «Non sono il mostro che è stato dipinto». «Da cinque anni non vivo più - ha proseguito -. È vero che all'epoca scommettevo, ma non ho messo il calmante nelle borracce dei miei ex compagni». Il riferimento è all'incontro da cui nacque l'inchiesta del calcioscommesse: Cremonese-Paganese del 2010. ùLa somministrazione di calmante fu attribuita a Paoloni il quale ha però sempre negato di averlo fatto.
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