SE LA NOTTE È INSONNE PER IL CALCIO
di STEFANO TAMBURINI
Orgoglio, senso di appartenenza, passione, fiducia prima ancora che semplice tifo. C’è un po’ tutto questo nella gigantesca e ideale ondata di affetto che ha investito la Nazionale di Cesare Prandelli quando in Italia era notte fonda e a novemila chilometri di distanza un pomeriggio bollente a ridosso della giungla. Sì, perché se quasi 16 milioni di persone decidono di star sveglie davanti a un televisore non lo fanno “solo” per una partita di pallone. Il grande calcio, quello dei club, ben che vada e in prima serata arriva a cifre intorno alla metà di queste. Peraltro, in alcuni momenti chiave della sfida con gli inglesi, si sono affacciati a curiosare più di 17 milioni di italiani.
È sempre stato un po’ così ma le cifre ci raccontano che questa Nazionale sa attrarre – almeno in partenza – simpatie supplementari che si sommano ai tradizionali sostenitori. Certo, pesa anche l’atteggiamento fuori dal campo, lo stare vicino a chi soffre (le visite ai terremotati, gli allenamenti sui campi confiscati alla camorra) e anche il modo di interpretare il calcio. Dallo scorso Europeo – proprio grazie a “questa” Nazionale – nessuno parla più degli italiani come i furbetti del catenaccio e della giocata al limite. Adesso anche quelli che erano sempre stati poco teneri come tedeschi e spagnoli riconoscono che questo calcio è un’altra cosa rispetto ad altri momenti in cui è stato comunque vincente e apprezzato in patria.
Poi, ovviamente, con i successi è tutto più semplice ma tutta quella gente davanti ai televisori è una bella apertura di credito. Prandelli ha giustamente parlato di «partita epica» ma i toni sono rimasti doverosamente bassi anche fra i giocatori. Buon segno, perché è solo la prima partita di un girone eliminatorio e lo stesso ct e i suoi giocatori sanno che non è stata la sfida perfetta, che ci sono ancora cose che non vanno soprattutto nella fase difensiva.
Dunque messaggi positivi che vanno anche oltre. Non un banale patriottismo fino a se stesso, che non porta da nessuna parte. Questa è una fra le poche volte in cui quel che accade intorno al calcio riesce a far dimenticare i tanti Genny ’a carogna, gli scandali e qualche partita truccata di troppo. Una volta tanto un pensare positivo in partenza: non è poca cosa. Anzi
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