Suarez condannato a nove giornate e quattro mesi di stop

L’attaccante dovrà pagare anche una multa di 82mila euro L’indignazione del governo uruguaiano: «È la mafia della Fifa»
Di Pietro Oleotto
Giorgio Chiellini e Luis Suarez ANSA/EMILIO LAVANDEIRA JR EDITORIAL USE ONLY
Giorgio Chiellini e Luis Suarez ANSA/EMILIO LAVANDEIRA JR EDITORIAL USE ONLY

INVIATO A RIO DE JANEIRO. Mondiale finito per Hannibal Suarez: la federazione uruguaiana presenterà ricorso alla Fifa contro lo stop inflitto dalla Disciplinare al suo attaccante, ma difficilmente si vedrà ridurre i nove turni di squalifica e i quattro mesi di inibizione da qualsiasi attività connessa con il calcio, oltre a centomila franchi svizzeri (circa 82 mila in euro) di multa per il morso a Giorgio Chiellini durante la sfida con l’Italia.

La stangata è arrivata per la violazione dell’articolo 48 che punisce gli atti non sportivi verso altri giocatori: «Simili comportamenti non possono essere tollerati su nessun campo di calcio, soprattutto non ai Mondiali con gli occhi di milioni di spettatori puntati sulle stelle in campo», ha spiegato Claudio Sulser, presidente della commissione ed ex nazionale svizzero con il vizio del gol. Lo stesso di Suarez che, tuttavia, lo accompagna con delle abitudini “draculiane”, considerando che prima in carriera era già stato appiedato per 24 giornate per i morsi a Otman Bakkal (quando era in Olanda) e Branislav Ivanovic, in Premier League. E proprio il Liverpool ora è in attesa della relazione della Fifa prima di commentare l’episodio, ha fatto sapere l’amministratore delegato dei Reds, Ian Ayre, ma nell’aria c’è quantomeno una maximulta, visto che la squalifica peserà anche sul campionato inglese – e sul ricco girone della prossima Champions League –, considerando che Suarez non potrà giocare fino alla fine di ottobre. Alla finestra anche gli sponsor personali del Pistolero, la Adidas e la 888Poker che aveva ingaggiato recentemente l’uruguaiano per trasformarlo in testimonial e che sta pensando alla rescissione del contratto: «Non possiamo tollerare di essere rappresentati da chi si rende protagonista di atti antisportivi».

Hannibal, dunque, è rimasto solo. O meglio, chiuso nel suo castello, difeso soltanto dagli uruguaiani. «Non ho visto nessun morso: contro Suarez è in corso una vera e propria campagna denigratoria», ha dichiarato addirittura il presidente, José Mujica. A Montevideo, infatti, pensano di essere nel mirino perché, dopo la Colombia, l’Uruguay potrebbe incrociare i padroni di casa del Brasile e così far rivivere gli spettri del Maracanazo del 1950. «Con la squalifica di Suarez è come se l’Uruguay fosse stato eliminato dai Mondiali», ha chiosato il numero uno della Federazione, Wilmar Valdez.

Per questo su Twitter ieri è letteralemte esplosa l’indignazione dei tifosi della Celeste. Anche quelli più in vista. «Inghilterra e Italia non ci perdonano e il Brasile trema», ha postato il deputato Horacio Yanes. «La mafia della Fifa ce l’aveva con lui. Il resto sono storie», ha aggiunto un altro deputato, Josè Carlos Mahia.

La verità è che la Fifa non ha mai avuto la mano morbida quando ha dovuto giudicare a bocce ferme dei gesti violenti.Lo sappiamo bene noi italiani che ai Mondiali di Usa ’94 pagammo con otto giornate di squalifica la gomitata di Mauro Tassotti allo spagnolo Luis Enrique, mentre nel 2006 Daniele De Rossi, espulso contro gli Usa nella seconda gara del girone eliminatorio, venne fermato per quattro turni per un’altra gomitata, a McBride: tornò per giocare e vincere la finale di Berlino. Perché una volta le davamo, ora le prendiamo. In tutti i sensi.

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