SuperMario è carico «Voglio il Mondiale»

«Mi è scattato qualcosa, il titolo è più importante di tutto»
Di Alessandro Bernini
Italy's forward Mario Balotelli during a press conference at the Arena Pernambuco in Recife, Brazil, 19 June 2014. (RESTRICTIONS APPLY: Editorial Use Only, not used in association with any commercial entity - Images must not be used in any form of alert service or push service of any kind including via mobile alert services, downloads to mobile devices or MMS messaging - Images must appear as still images and must not emulate match action video footage - No alteration is made to, and no text or image is superimposed over, any published image which: (a) intentionally obscures or removes a sponsor identification image; or (b) adds or overlays the commercial identification of any third party which is not officially associated with the FIFA World Cup) aNSA/DANIEL DAL ZENNARO
Italy's forward Mario Balotelli during a press conference at the Arena Pernambuco in Recife, Brazil, 19 June 2014. (RESTRICTIONS APPLY: Editorial Use Only, not used in association with any commercial entity - Images must not be used in any form of alert service or push service of any kind including via mobile alert services, downloads to mobile devices or MMS messaging - Images must appear as still images and must not emulate match action video footage - No alteration is made to, and no text or image is superimposed over, any published image which: (a) intentionally obscures or removes a sponsor identification image; or (b) adds or overlays the commercial identification of any third party which is not officially associated with the FIFA World Cup) aNSA/DANIEL DAL ZENNARO

INVIATO A RECIFE. Un altro Mario è possibile. Almeno nella forma, almeno nei concetti, in attesa che poi riesca a fare il passo più difficile, ovvero quello di trasformare quello che dice in realtà. Intanto ieri, forse per la prima volta, Balotelli ha scelto un profilo basso ma ha anche detto una frase da campione: «Non voglio essere una star ma vincere il Mondiale». Certo, poi un paio di volte è scivolato sulla buccia di banana degli avversari («ho visto del Costa Rica la partita ma sui giocatori non sono molto preparato…») ma vabbè, non si può avere tutto in una volta.

«È scattato qualcosa». Sguardo dritto, poche parole, spesso misurate. Si dice che quando la Figc decide di far parlare Mario Balotelli, lo catechizzi perbene prima di dargli il microfono. E anche il Milan ci mette sempre del suo, con un paio di raccomandazioni finali che non guastano mai. Anche perché per Balotelli le trappole sono sempre dietro l’angolo e chiaramente è più facile che ci cada lui che non un Pirlo o un Buffon.

Comunque quando Mario inizia a parlare, leggi nei suoi occhi una convinzione che poche volte avevamo notato. «Qui al Mondiale in Brasile per me è scattato qualcosa di speciale. È la competizione più importante che esista, per me vale più di un Pallone d’oro e più di una Champions o di uno scudetto». Probabile che quel gol segnato all’Inghilterra gli abbia dato una scossa, perché alla vigilia del debutto non era apparso granché carico o brillante. «Segnare fa sempre piacere e a livello personale spero di fare più gol possibile, ma l’importante è che la squadra vinca e vada avanti».

Scuote la testa invece se gli lanci l’idea che sia stato il matrimonio in arrivo con Funny a metterlo così di buon umore. «No, non c’entra. E comunque la proposta sarebbe arrivata lo stesso a prescindere dal Mondiale».

Italia, no Mario. Questo lo ripete non una ma due, tre volte. Le malelingue diranno che gli è stato inculcato bene. «Non mi interessa essere accostato a stelle come Neymar o Messi, spero sia il Mondiale dell’Italia, non di Mario». Poi aggiunge: «Sto vivendo questa situazione in modo tranquillo, senza pressioni. E spero che la nostra squadra possa andare avanti il più possibile perché ne abbiamo le possibilità. Se mi piace il modulo a una punta di Prandelli? Basta che mi faccia giocare...».

La finale e Neymar. Anche qui in Brasile adesso Balotelli inizia a far notizia. Per i suoi gol, per fortuna. Qualche giornale locale ha già ipotizzato una grande finale Brasile-Italia con il duello tra Balotelli e il suo grande amico Neymar. Lui fa spallucce. «Chi arriva in finale non è un problema, una vale l’altra. Le squadre del Mondiale sono tutte forti e tutte da rispettare». Un attimo di pausa, quasi a voler pesare le parole, poi si lascia andare a un «l’importante è che ci arriviamo noi in finale».

Costa Rica chi? Finché parli di Neymar o di Messi, tutto è chiaro per SuperMario. La situazione si complica quando gli spari i nomi di Gamboa, Borges o magari Yeltsin Tejeda.

Allora in questi casi è meglio ripiegare sulle banalità. «Sapevo che il Costa Rica ha una squadra molto forte e non sono meravigliato del fatto che abbia battuto così nettamente l’Uruguay. Mi immaginavo di vedere una bella partita e infatti lo è stata. Dobbiamo scendere in campo e dare tutti il 200% se vogliamo fare un bel risultato». E se insisti sparando di nuovo un paio di nomi di difensori del Costa Rica, allora Balotelli invece del dribbling sceglie il rinvio così non se ne parla più. «Stasera studierò il portiere e i difensori che mi troverò di fronte, domani arriverò pronto».

Le sirene dell’Arsenal. In questi giorni Balotelli è tornato a intasare anche i siti di mercato visto che molti ritengono la sua avventura al Milan al capolinea. Pippo Inzaghi non lo considera una priorità e alla strana coppia Galliani-Barbara Berlusconi non dispiacerebbe far cassa e plusvalenza. In più proprio ieri c’è stato un incontro a Milano tra Galliani e Mino Raiola, procuratore di Balotelli, per cui capire di cosa hanno parlato e fare 2+2 è sin troppo facile.

«Il mio futuro? Adesso voglio fare un grande Mondiale – assicura Balotelli – e sono concentrato solo per questo». Resta il fatto che l’Arsenal sta pensando di proporgli un contatto principesco, da 11 milioni di euro a stagione, più una trentina da versare nelle casse del Milan. E così Balotelli, dimostrando di aver imparato bene dal suo amico Raiola, stavolta non rinvia in tribuna con qualcosa del tipo «io sto bene al Milan», ma tiene la palla tra i piedi e aspetta: «Quello che sarà dopo il Mondiale lo vedremo». Affare fatto. Intanto segna Mario, segna e torna a unire l’Italia invece di dividerla.

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