Triestina, è il momento di tornare al Rocco

Delusioni e ferite pesano ma ora i tifosi possono favorire una soluzione che possa aprire una nuova stagione calcistica per la città
Di Ciro Esposito
Paolo Giovannini, Trieste, 16/06/2013, Triestina vs Prodonero.
Paolo Giovannini, Trieste, 16/06/2013, Triestina vs Prodonero.

TRIESTE. «È stato dichiarato il fallimento della Triestina e concesso l’esercizio provvisorio per continuare l’attività. Fatto questo che consente di salvare il titolo sportivo». Così il giudice Giovanni Sansone, presidente del Tribunale civile di Trieste. Era il 26 gennaio del 2012 e la procedura fu affidata alle mani del curatore Giovanni Turazza. Dopo quattro anni ci risiamo. Anzi la gestione dell’esercizio provvisorio di una società rimasta senza quattrini è ancora più complesso. Questo è il compito dell’attuale curatore Giuseppe Alessio Vernì.

Quattro anni nei quali tutti hanno perso e nessuno ha vinto. Perché l’Unione Triestina 2012 (rifondata nell’agosto di quell’anno) era già in default dopo meno di due anni dalla nascita. Oltre mezzo milione di perdite (bilancio al 31 giugno 2014), monte debiti ancor più pesante, patrimonio inesistente e capitale sociale di 12.500 euro polverizzato. Pontrelli ci ha messo del suo e le responsabilità sue e dei predecessori saranno giudicate dalla magistratura se riterrà ci siano ipotesi di reato. Questa era la situazione non di due giorni fa ma di mesi. Il passato è passato. Ora, se il curatore avrà mezzi e capacità per far proseguire l’attività, c’è da salvare e capitalizzare l’unico bene rimasto: la serie D. Anzi, non è l’unico bene. Perché la Triestina ha ancora un nome e una storia, anche se in poco più di vent’anni è fallita tre volte, lasciando con il cerino in mano decine di fornitori, dipendenti, imprenditori e anche la sua immagine esterna è stata corrosa. Un nome e una storia che sono incarnati in un marchio che è stato “conquistato” dai cittadini e dai tifosi nell’unico fatto rilevante di quattro anni di calvario. Un marchio che è costato poco meno di 40 mila euro e che vale nulla sul piano economico, tanto sul piano etico. I tifosi e i cittadini vicini all’Unione, dopo aver deciso di ritirarsi sull’Aventino, ora dovrebbero pensare seriamente a tornare nel loro stadio. L’Unione 2012 è fallita, Pontrelli (nè Mehmeti, Mbock e i triestini) non è più il proprietario. Se qualcuno salderà i debiti sportivi al termine della procedura competitiva dovrà dare vita a una nuova società che poi si rivolgerà alla federazione per il titolo. Il ritorno del pubblico nel suo Rocco aiuterebbe il curatore Vernì, in minima parte i creditori, l’immagine di una città che calcisticamente dovrebbe dare un taglio con il recente passato. Se poi, tra qualche mese, ci sarà una nuova proprietà tutti potranno valutare. C’è da sostenere una squadra composta da giocatori ereditati dalle precedenti gestioni. E questo può non piacere. Ma sono ragazzi che lavorano e non hanno preso soldi e che si sono impegnati. Lo spettacolo calcistico offerto non è per palati fini. E poi sono ancora aperte le ferite incise nella passione messa dai tifosi nello spareggio con il Padova, nel play-out con il Latina, nel play-off con la Pro Dronero e i sentimenti contrastanti che hanno sospinto l’Unione a Dro solo otto mesi or sono. Chiedere un ulteriore sforzo è troppo. Stimolare una riflessione per una causa giusta è doveroso. I tifosi pensano di essersi riappropriati della loro Triestina ma se non le danno una mano adesso nelle loro mani resteranno solo con le macerie ereditate dal fallimento. C’erano tanti interessamenti anche quattro anni fa ma l’asta a 75 mila euro (successiva alla retrocessione in C2, con giocatori di proprietà e un settore giovanile discreto) andò deserta. Ora, stando alle dichiarazioni degli interessati, sembra che ci siano aspiranti più seri e molti. Ma in attesa che le operazioni si concretizzino Trieste deve voltare pagina. Ha un palcoscenico per farlo. Il Rocco.

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