Unione, Vignoni pronto a lasciare

Il nuovo diesse, dopo aver contattato giocatori e avere un accordo con Parlato, è rimasto senza interlocutori
Il diesse Sergio Vignoni
Il diesse Sergio Vignoni

TRIESTE Dieci giorni fa, quando Vignoni si era messo subito di gran lena al lavoro appena nominato direttore sportivo, la Triestina aveva già in mano Carmine Parlato come allenatore per la prossima stagione. A oggi, invece, Vignoni medita di mollare perché impossibilitato a operare dall’assenza della società, mentre Parlato comprensibilmente si sta guardando attorno, pervaso da mille dubbi sulla società alabardata. Se a questo ci aggiungiamo i mancati pagamenti a giocatori e staff della scorsa stagione, si potrà capire come la situazione sia estremamente critica e come la gestione (o meglio, la mancata gestione) societaria nella scorsa settimana sia stata disastrosa.

Ma cosa è successo negli ultimi giorni? Cosa ha portato Vignoni ad andarsene a metà settimana dalla sede e Parlato a vedere sempre più nubi oscure sul suo possibile futuro alabardato? Vignoni, appena nominato, si è messo a lavorare subito con entusiasmo per costruire una squadra che potesse rilanciare la piazza e avesse come obiettivo minimo i play-off.

Ha trovato subito l’accordo con Parlato, un tecnico di grande prestigio per la categoria visto che non solo aveva appena portato alla promozione in Lega Pro il Pordenone, ma con i neroverdi aveva addirittura ottenuto lo scudetto della serie D. Inoltre il diesse ha iniziato a lavorare sui giocatori, sia per soddisfare le richieste del tecnico, sia per bloccare già un paio di giovani molto interessanti fra cui un attaccante di grande prospetto.

Ma dopo qualche giorno si è accorto di avere attorno a sé il vuoto: senza l’appoggio dei vertici societari, di certezze sul budget e di tutto quanto serve per avere conferme, autorizzazioni alle operazioni, contratti e firme, alla fine si è bloccato. Insomma, pare si sia comprensibilmente stufato di esporsi in tante operazioni senza avere l’appoggio della società e dopo qualche giorno è tornato a casa, nell’attesa che Mehmeti e Mbock si facessero finalmente vivi.

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