VALE DOPPIO MA NON SARÀ SEMPLICE
di STEFANO TAMBURINI
Può già essere la sera del dì di festa ma sarebbe un grave errore considerarla come cosa scontata. La nostra Nazionale, storicamente ma ancor più con la gestione di Cesare Prandelli, soffre gli impegni all’apparenza più semplici e dà il meglio quando pensa di dover gettare il cuore oltre l’ostacolo. Per stessa ammissione del centrocampista azzurro Daniele De Rossi, «il fatto che il Costa Rica abbia battuto l’Uruguay per noi è meglio, perché altrimenti lo avremmo sottovalutato». Si sa, l’Italia non è in partenza una fra le migliori in assoluto ma può batterle tutte, non a caso dopo la vittoria con l’Inghilterra molti che l’avevano lasciata indietro nella lista dei pronostici hanno cominciato a ricredersi. Questo Mondiale ci ha insegnato che basta pochissimo per rovesciare gli equilibri: prendete l’Olanda, una fra le nazionali che ha destato più impressione in queste prime due partite. L’altroieri a un certo punto gli orange erano in equilibrio pieno – non solo di gol – con la modesta Australia e se non fosse stato per una paperissima del portiere avversario avrebbero rischiato quantomeno di portare a casa solo un punto.
Prandelli ha ampiamente dimostrato una cura maniacale (in senso positivo) di ogni particolare. Qui, oltre al lavoro sulla tattica e sulla condizione atletica, ce n’è un altro ben più prezioso. E cioè quello per inculcare alla squadra il giusto equilibrio fra la tentazione di considerare una mezza formalità una sfida che affatto non lo è, e quella di dipingere gli avversari come fenomeni interplanetari.
L’atteggiamento vincente passa dunque dalla testa ancor prima che dalle gambe. La sfida, fra l’altro, vale doppio, perché vincere potrebbe regalare una qualificazione quasi anticipata (basterebbe un pari nell’ultima sfida) e permettere anche un pizzico di turnover. Risparmiare energie in una competizione come questa potrebbe essere decisivo, considerando la concentrazione di partite in pochi giorni e le particolari condizioni climatiche. Non a caso più o meno tutti insistono sui “time out” nelle partite negli stadi ad alto tasso di umidità. Recife è fra questi e fra l’altro non sarà una sera fresca, dolce e chiara ma una pausa pranzo asfissiante (a Recife saranno le 13) ad accompagnare l’impegno che può dare una prima svolta al nostro Mondiale. Qui non può esserci gioia senza sofferenza.
@s__tamburini
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