Vale rompe il motore, Lorenzo vince

Al Mugello decide la sorte: lo spagnolo aveva avuto problemi nel warm-up e aveva cambiato la moto. Rossi invece si ferma in gara
Di Nereo Balanzin

MUGELLO. Motore vince, motore perde. Dipende. «Come dicono gli inglesi?» chiede ironico Valentino Rossi, nel dopo gara. Sapendo benissimo che dicono «sfortuna capita», dove però sfortuna è sostituito dal termine che indica quello che il bravo padrone di un cane deve raccogliere da terra, quando l'animale la fa. S**t happens.

Gara bellissima, che Jorge Lorenzo ha fatto sua "alla Marquez": ossia, attributi sul serbatoio. «La gente se lo dimentica, ma io so vincere anche così» è sbottato lo spagnolo scendendo dal podio. «Mi riesce spesso di partire bene e salutare tutti fin dal primo giro; è semplice, meno rischioso e, quindi, perché mai non farlo, quando posso? Però, se serve...». E qui è servito. Tanto: in classifica generale Jorge adesso è al comando, con 10 punti su Marquez e 37 su Rossi.

Motori, si diceva: il Gran Premio lo hanno determinato loro. La mattina, nel warm-up che precede la gara, si è rotto quello di Lorenzo. Era l'ultimo giro; avesse resistito ancora un paio di minuti Jorge sarebbe rientrato al box e lo avrebbe utilizzato in gara. Il suo GP sarebbe finito dopo un paio di chilometri. «La rottura ci ha permesso di sostituirlo. Io sono stato fortunato. Valentino no».

Già. Perché la rottura, nel caso dell'italiano, è invece capitata in gara: Rossi era secondo, incollato alla ruota posteriore di Jorge che, con uno scatto prodigioso, muovendo dalla quinta casella in griglia era riuscito a portarsi al comando già alla prima curva. Rossi, però, aveva un passo migliore. Il problema era sopravanzare il compagno e filarsela. Il punto adatto teoricamente avrebbe dovuto essere la curva San Donato dove, però, ieri Lorenzo era fortissimo, in frenata. Valentino ha cercato un altro luogo dove piazzare la stoccata. Non ha fatto a tempo a trovarlo: il sogno di vincere per la decima volta sulla pista del Mugello, a otto anni di distanza dalla nona, si è dissolto in un fumo bianco.

Mentre il motore di Rossi dichiarava forfait, quello di Lorenzo non solo reggeva ma, chiamato a erogare tutti i cavalli possibili per consentire a Jorge di recuperare allo sprint su Marquez, che aveva assunto il comando all'ultimo giro, lo ha fatto in bello stile. Con la complicità del motore Honda che, quest'anno, al contrario, non è quel babau che è spesso stato negli anni passati.

Tre motori, tre storie. Anzi, ben più: il Ducati, potentissimo, ha piazzato sei suoi piloti ai primi sei posti, in velocità massima. Nessuno di loro è stato però in grado di competere per la vittoria. Iannone ha sfiorato i 355, ma ha avuto un problema con la frizione in partenza e si è dovuto accontentare del terzo posto. Dovizioso ha sofferto per un problema muscolare alle braccia. Suzuki: Viñales, meraviglioso il sabato, ha sentito il suo motore borbottare a un tratto in gara per un problema di gestione elettronica.

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