Varrella, una gestione da 19 punti in 18 gare

Dalla formazione sbilanciata contro la Juve all’approccio deludente di Modena
TRIESTE
Franco Varrella si era presentato a Trieste come l’uomo giusto per l’Alabarda, alla fine della sfida di Piacenza si è autocelebrato confermando: «Ho avuto ragione». I fatti, però, non supportano la convinzione del tecnico di Bellaria: 19 punti in 18 gare rappresentano un bottino modesto, per una salvezza che da scontata, a marzo, si è fatta via via traballante e incerta. Alla fine, la serie B è rimasta a Trieste. Ma l’allievo di Arrigo Sacchi verrà ricordato dalla tifoseria più per aver portato l’Unione a un passo dal baratro, che per intuizioni tecnico-tattiche capaci di far rendere al meglio un gruppo difficile da gestire. Anche per questo, Fantinel aveva puntato su Varrella: il presidente voleva un sergente di ferro.


Per tagliare il traguardo nel modo meno indolore possibile, però, l’allenatore romagnolo è stato costretto a scendere a compromessi, perdendo autorità davanti ai giocatori. All’inizio della sua avventura, infatti, il mister aveva impostato il lavoro secondo la logica del turnover: i limiti di questa scelta sono emersi alla quarta uscita, a Torino, quando Varrella contro la Juve ha schierato una coppia di mediani (Cossu-Silva Ceron) priva di esperienza e poco propensa al contenimento, aggiungendoci vicino due punte (Piovaccari ed Eliakwu), un’ala dalle spiccate caratteristiche offensive (Marchesetti) e un rifinitore (Allegretti). Risultato? 5-1 per la Vecchia Signora e Stefano Fantinel molto contrariato. Gli esperimenti sono poi continuati fino al doppio scivolone di Pescara e Brescia, dopo il quale gli otto senatori della rosa (Rossi, Dei, Mignani, Pesaresi, Pivotto, Allegretti, Briano e Testini) sono stati protagonisti di un acceso confronto con Varrella negli spogliatoi del Rocco: un’ora di discussioni e richieste reciproche, con il resto della ciurma ad attendere sul campo a braccia conserte. Dal tecnico, la domanda di una maggiore unità in nome dell’obiettivo comune.


Dall’altra, quella dei giocatori, la preghiera di una superiore stabilità nella formazione iniziale, quanto a modulo e uomini. Per evitare la rivolta, Varrella ha accettato. Da quel momento in poi, non sono mancati altri episodi che hanno destato perplessità. In primis lo scarso utilizzo di un giovane come Peana, dimostratosi sempre all’altezza nelle sue rare apparizioni (contro Juve, Genoa e infine a Piacenza). Al Rocco contro Vicenza e Lecce, in due giorni a cavallo tra aprile e maggio, Varrella non ha convinto ancora: ha insistito su Testini, stanchissimo, ha sostituito una punta (Piovaccari) quando si doveva provare a vincere e un centrocampista (Testini stesso) per un attaccante (Eliakwu) nel momento in cui era importante rifiatare. Il bilancio? Un punto in due partite fondamentali. Senza parlare, poi, dell’approccio alla gara di Modena, dove si è vista una squadra molle, pronta solo a difendersi, ma senza lucidità. Fosse stato arginato Pinardi, gli emiliani non avrebbero avuto più alcuna fonte di gioco.

ma.un.

Riproduzione riservata © Il Piccolo