E il “Corteo tricolore” porta in piazza l’Inno di Mameli

Quelli che vogliono essere gli “anticorpi” a Trieste Libera hanno in proporzione un dosaggio piuttosto basso, ancora. Però ci sono e urlano «presente!». Per sette volte. La prima per don Bonifacio, il sacerdote infoibato fatto Beato, le altre per Pierino Addobbati e gli altri cinque caduti del ’53 sotto Tlt per Trieste italiana: il primo e l’ultimo atto della contromanifestazione, altrettanto pacifica, promossa nella mattinata di ieri dal Comitato Trieste Pro Patria (nato da neanche un mese col cappello delle associazioni Novecento e Pertan, della Federazione degli arditi e del Comitato 10 febbraio), che ha richiamato circa 250 persone secondo la Questura, quasi mezzo migliaio per gli organizzatori. «Mica pochi, in fondo non siamo nessuno e, in fondo, restiamo convinti che non dovevamo essere noi a muoverci per difendere certi valori», ha spiegato a fine manifestazione Antonio Martelli, il portavoce di Pro Patria.
Al di là della solita “guerra” dei numeri, un dato è certo: il «corteo tricolore» ha calamitato attorno a sé i pezzi di un mondo - quello della destra triestina - che sotto Berlusconi si è “diasporizzato” e che ieri si è ritrovato attorno al principio dell’italianità di queste terre: l’icona è stata quel Sergio Giacomelli, storico federale missino, in testa al corteo stesso, in mezzo al quale hanno sfilato alcuni vecchi “camerati” e giovani rappresentanti della Curva Furlan assieme a un plotone di ex An, a cominciare dai bandelliani e da Piero Tononi, vice vicario di un Pdl che non ha portato in piazza poi molti colleghi berlusconiani, eccezion fatta per le nuove leve delle circoscrizioni e per Paolo Rovis. Brillavano più le assenze: il finiano Roberto Menia, il gasparriano Sergio Dressi, e ancora il capo di Fratelli d’Italia Fabio Scoccimarro oltre che i Camber, ovviamente.
Tantissima destra, comunque, ma non solo quella: Gianfranco Carbone, oggi mente di area Pd, si è ritrovato qualche minuto nel “giro” ma non ha fatto nulla per cambiare strada e non farsi vedere. Lui d’altronde è un ex socialista e il Psi aveva annunciato la sua presenza.
«Fratelli - ha esordito Martelli dal microfono nel punto del raduno, in largo Bonifacio - questa manifestazione non è contro di loro (quelli che credono nel Tlt, ndr). Anzi, a questi concittadini tendiamo la mano, conosciamo le difficoltà in cui si vive oggi. Non possiamo però sopportare che si vada contro l’Italia e i suoi martiri». Poi via col «corteo tricolore» al ritmo dell’inno di Mameli fino a piazza Sant’Antonio. Qui aspettavano le varie realtà degli esuli, con Lega Nazionale, Federazione grigioverde e Associazione Alpini, per la deposizione di una corona d’alloro ai piedi della targa che ricorda i sei caduti del ’53: «Onore ai caduti per Trieste italiana, ultimi martiri del risorgimento italiano!».
Un’ora in tutto prima del rompete le righe.
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