Gesuiti, gli ingegneri di Gorizia ma la città li ha già dimenticati
di Roberto Covaz
Non ci fossero stati i Gesuiti non ci sarebbe mai stata Gorizia. Categorica quanto si vuole, ma questa è la conclusione di oltre 400 anni di presenza dei padri in città. Presenza sulla quale domenica calerà definitivamente il sipario con la messa delle 11 al Sacro Cuore, che sarà celebrata dall’arcivescovo De Antoni.
Addio Gesuiti e addio Stella Matutina, il centro religioso e culturale dove l’altra sera don Luigi Tavano e Marco Plesnicar dell’Issr hanno tenuto una graditissima conferenza. Uditorio folto ma le assenze si sono notate. Dov’erano i tanti giovani degli anni cinquanta e sessanta che sono stati educati dai padri a diventare classe dirigente? Dov’erano fior di politici, della Dc e del Pci, che alla Stella Matutina hanno appreso i rudimenti del saper agire? Presenti solo l’ex sindaco e parlamentare Michele Martina e l’ex assessore regionale Gino Cocianni. Gli altri, a nanna. Possibile non hanno sentito il richiamo della loro gioventù? E poi ci si chiede, retoricamente come ha fatto don Tavano, perché oggi la città non abbia mosso un dito per trattenere i Gesuiti. Come fece nel 1936, quando il Fascismo - ha ricordato il sacerdote - geloso della capacità di aggregazione dei padri li voleva cacciare. Ma i goriziani si opposero e i gerarchi dovettero abbozzare.
Marco Plesnicar ha lanciato un appello: coloro che hanno frequentato la Stella Matutina riversino i loro ricordi, eventuali documenti all’Issr affinché sia riannodata la storia dei Gesuiti a Gorizia. Almeno resterà una testimonianza scritta. Plesnicar ha già costruito lo scheletro del volume, ma - ha detto - ora serve la carne e il sangue. Suvvia, goriziani: o costa troppa fatica pure questo?
Un’altra città se li sarebbe tenuti ben più stretti i gesuiti, e gli alti appelli lanciati da religiosi in questi giorni sulla situazione sociale italiana non fanno che confermare la necessità di poter contare sul riparo di una sponda religiosa.
Don Tavano è stato impeccabile a ripercorrere la secolare storia dei Gesuiti, padri con la valigia sempre pronta e con il cervello fino. Scuole, seminari, infrastrutture, biblioteche e potere della magnifica Gorizia del Settecento sono il prodotto del loro seme. Anche per questo l’imponente lavoro che Plesnicar si è preso in carico va supportato con il massimo sforzo.
Certo che l’indifferenza con cui la città, religiosi compresi, ha accolto la sparizione dei Gesuiti lascia l’amaro in bocca.
Anche la conferenza dell’altra sera è stata sì molto interessante, ma quasi un atto dovuto. Il parroco monsignor Sergio Ambrosi si è soprattutto preoccupato che la conversazione finisse alle 22 strozzando in gola a qualcuno la voglia di approfondire il tema.
Cari padri Gesuiti, a far del bene...
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