I produttori del Carso: «Ci hanno tagliati fuori»

«Mi chiedo come si possano escludere alcuni comuni della provincia di Gorizia, come Savgna d’Isonzo, Sagrado o Doberdò del Lago, realtà dove si trovano importanti aziende». A domandarselo è Natasa Cernic dell’azienda agricola “Castello di Rubbia” di San Michele del Carso. Aveva espresso il desiderio di partecipare alla manifestazione “Contea-Profumi di cultura europea” portando in piazza Battisti i vini autoctoni del Carso e per questo aveva scritto al Comune di Gorizia, ma la risposta ricevuta è stata di quelle che non lasciavano spazio alle repliche. In estrema sintesi l’organizzazione ha spiegato che si possono rappresentare solo “soggetti plurimi” che abbiano sede legale in uno dei comuni che facevano parte dell’antica contea di Gorizia (Gorizia, Dolegna del Collio, Cormons, Capriva del Friuli, Mossa, Farra d’Isonzo, San Lorenzo Isontino e San Floriano del Collio), più Nova Gorica perché legata alla candidatura a Capitale europea della Cultura.

Nel sottolineare che Savogna storicamente faceva parte anche lei della Contea Cernic, osserva poi amara: «Il Carso goriziano è da sempre escluso da parte del Comune di Gorizia e anche da parte dell’associazione Viticoltori del Carso di Trieste. Io e i miei colleghi ricordiamo che il Carso ha delle peculiarità ben definite sia per quanto riguarda il vino, sia per quanto riguarda il cibo. Il nostro desiderio è di collaborare e creare sinergie forti tra le diverse parti dell’Isontino, non creare confini inesistenti». —

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