Mancano soldi, fermi i lavori del castello

Quando la famiglia Cernic nel 1998 acquistò il castello di Rubbia e la proprietà agricola di oltre 30 ettari, poco restava del maniero costruito fra due fiumi, sulla collina carsica percorsa nelle viscere dalle trincee e cannoniere della Grande guerra. «Era una giungla - racconta Natasa Cernic, titolare della omonima cantina -. L’edera sosteneva quel che restava delle torri d’angolo della facciata». La natura si era ripresa quel che era rimasto della fortificazione costruita nel XV secolo, ampliata nel Settecento, passata di mano molte volte fra i nobili locali; dai della Torre Valsassina ai Coronini e ai Bianchi di Casalanza, poi abbandonata per quasi cento anni. La prima guerra mondiale diede al castello il colpo di grazia; le bombe e i colpi di mortaio crivellarono l’edificio, sventrandolo e lasciandone solo dei mozziconi. «In oltre 20 anni, grazie a contributi pubblici, soprattutto regionali - prosegue l’imprenditrice - abbiamo ricostruito i tre piani dell’edificio partendo dalla cantina. Ora stiamo realizzando dei muri di contenimento per ricreare i terrazzamenti nel parco e impedire frane e smottamenti». Allo stato attuale i lavori dell’edificio sono fermi per mancanza di finanziamenti. È dunque impossibile per la proprietà fare anche solo un’ipotesi dei tempi necessari per la sua trasformazione in albergo stellato, con una ventina di stanze super accessoriate, sale e spazi degustazioni per una clientela d’elite. Quale bambino non ha sognato un castello tutto suo? Venceslav Cernic, imprenditore nel settore import-export, se l’è comprato e, pietra su pietra, con la supervisione dell’architetto Giuseppe Pavanello, se lo sta ricostruendo. Intanto dalla strada, sbirciando attraverso il cancello con la bella grata in ferro con monogramma LB di Leonardo Bianchi, ultimo nobile proprietario, si può intravedere la sagoma quadrata della facciata, possente e dominante, assai simile a altre nei dintorni.
Margherita Reguitti
Riproduzione riservata © Il Piccolo