Menia diventa sottosegretario
«Sì al rigassificatore a terra. Prioritario attuare le bonifiche Convertire la Ferriera? Aggiorneremo il piano Matteoli»
di Roberta Giani
di Roberta Giani

TRIESTE «Sai perché ti ho voluto all’Ambiente?». Roberto Menia, abito grigio scuro, camicia bianca e cravatta blu di Marinella indossati su consiglio della moglie Francesca «che conosce il cerimoniale assai più di me», non fa quasi in tempo a giurare e firmare, come unico sottosegretario che Trieste e il Friuli Venezia Giulia conquistano in uno dei governi meno affollati della storia, e già Silvio Berlusconi lo interroga. Ma il premier non s’attende risposta, non stavolta: «Ti ho voluto perché per difendere l’ambiente, in Italia, ci vuole un patriota forte e duro».
E il «patriota Menia», non c’è dubbio, apprezza: 46 anni, laureato in legge, sposato, papà di Lucrezia, il neo-sottosegretario corona con il giuramento di Palazzo Colonna quasi trent’anni di militanza politica: segretario del Fronte della gioventù di Trieste nel 1980, presidente nazionale del Fuan, entra in Parlamento nel ’94 e non ci esce più, diventando nel frattempo assessore comunale, segretario regionale di An, responsabile nazionale propaganda. Un’escalation. Poi, e si arriva a ieri, la nomina nel Berlusconi quater: nomina nell’aria, da giorni, nonostante la scaramanzia del diretto interessato e i soli 37 posti disponibili. Incerto, semmai, l’approdo: c’era chi scommetteva sui beni culturali e chi, sino a pochi minuti prima del consiglio dei ministri, puntava sull’istruzione. Invece, alla fine, l’ambiente. Con la benedizione del Cavaliere.
Sottosegretario, ora si può dire: se l’aspettava?
Gianfranco Fini me l’aveva detto da tempo. Ma sono stato, credo giustamente, riservato. Quello che è vero, invece, è che c’è stato un balletto di deleghe.
Si è parlato di beni culturali e di istruzione.
È così. Ma, adesso posso dirlo, Fini mi aveva chiesto quali erano le deleghe che mi sarebbero potute interessare, e tra quelle c’era l’ambiente. Penso di poter fare qualcosa per l’Italia e la mia città.
Quando ha saputo la destinazione finale?
Oggi (ieri, ndr) sono andato a Roma. Sono stato praticamente tutto il tempo con Fini: è stato lui ad annunciarmi, nel pomeriggio, dove sarei finito.
Chi è stato il primo a congratularsi?
Fini. Mi ha preso un po’ in giro, scherzosamente, e mi ha chiamato «caro uomo di governo...».
Lei è l’unico sottosegretario triestino. Con Romano Prodi ce n’erano due.
Uno solo dei nostri vale il doppio. Il governo Prodi aveva 105 membri, quello Berlusconi solo 60.
Conosce il ministro Stefania Prestigiacomo?
Certo. Siamo entrati insieme in Parlamento. Nel ’94.
Lavorerete bene insieme?
Senza dubbio. Ci conosciamo da quattordici anni. E siamo quasi coetanei.
L’ha già sentita?
Ci siamo visti al giuramento. Mi ha detto che mi aveva cercato tutto il giorno, ma le avevano dato il vecchio numero di cellulare... Abbiamo notato che noi due abbiamo davvero unito l’Italia: lei è di Siracusa, io di Trieste, più lontani di così...
È l’unico sottosegretario all’ambiente.
Lo so. Questo fa raddoppiare la mole di lavoro.
Sa già che deleghe avrà?
No. Ne parlerò con il ministro.
Le deleghe non mancano: si va dall’energia al mare sino ai rifiuti Quale le piacerebbe?
La tutela del mare. Ma, lo ripeto, vedremo.
Di sicuro, tra le
questioni ambientali che investono direttamente Trieste, ci sono i rigassificatori. Sì o no?
Non cambio mica idea perché vado a fare il sottosegretario all’ambiente. Sono sempre stato convinto che l’ambiente non deve essere un freno allo sviluppo ma un’opportunità per tutti. Con il prezzo del petrolio alle stelle, con lo sciagurato no al nucleare, ci rendiamo conto che abbiamo immediatamente bisogno di alternative?
Sì ai rigassificatori a Trieste, dunque?
Ho già espresso la mia contrarietà a quello nel golfo. Ma al rigassificatore a terra, in una zona ex industriale e tendenzialmente degradata, ho detto e ridico sì. Fatte salve, è ovvio, tutte le precauzioni.
La Ferriera è un’altra questione «calda»: Renzo Tondo vuole la chiusura e la riconversione. Ma come?
Non bastano i proclami. E nessuno - salvo la magistratura nel caso in cui ci siano sforamenti - può dire a un privato: «Ora chiudiamo la Ferriera». Serve, insomma, un’intesa. Ma si può ripartire dal «piano Matteoli», e cioé dal protocollo d’intesa che prevedeva la piattaforma logistica, almeno come canovaccio, perché nel frattempo sono cambiate molte cose, non ultima la proprietà dello stabilimento.
Come si procederà con la bonifica del sito inquinato?
Cercherò di risolvere la questione. Sbloccando finalmente quello che c’è da sbloccare e facendo pagare chi ha inquinato.
Segretario regionale di An, responsabile nazionale propaganda, e ora sottosegretario: riuscirà a fare tutto?
Adesso dovrò pensarci.
Avrebbe mai immaginato, quand’era segretario del Fronte, di diventare sottosegretario?
Ma figurarsi! Mai e poi mai. Usavamo i pochi soldi che mamma e papà ci davano per fare i volantini, con il ciclostile ad alcool, nel freddo di via Paduina. Ma quel mondo mi ha insegnato un sacco di cose...
E adesso? Si sente arrivato o punta a fare il ministro il prossimo giro?
Neanche ci penso! Sono alla quinta legislatura e ho avuto tanto ma tanto di più di quello che mi sarei mai aspettato. Sono ben che soddisfatto.
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