Quella casa abbandonata trasformata in laboratorio per le dosi di stupefacenti

Aveva trasformato una casa disabitata alla periferia della città (in via Monte Hermada, non lontano da via Terza Armata) in una sorta di “laboratorio clandestino” per la preparazione delle dosi di cocaina che poi venivano spacciate al minuto.
Affiorano nuovi particolari sull’operazione della Polizia di Stato che ha portato all’arresto e alla consanna per 7 anni di reclusione di Jonathan Di Bari, goriziano. In pratica, l’uomo entrava abusivamente nella villetta di via Hermada, in piena zona artigianale, al cui interno è stata documentata la presenza di tutta l’attrezzatura e dei materiali usati per il confezionamento delle dosi. Peraltro, la Polizia era riuscita a sequestrare nel contempo un involucro contenente ventotto grammi di cocaina nascosto all’interno di un vecchio scaldabagno.
Una situazione davvero molto particolare. Oggi, in via Hermada si vede a malapena l’abitazione che, a causa dell’abbandono e dell’incuria, è quasi inghiottita completamente dalla vegetazione selvaggia. «Per un periodo quella casa è stata anche in vendita», fa sapere la Polizia. Ma da qualche anno ormai, è lì, alla mercé di chiunque. E Di Bari l’aveva trasformata nel suo personale laboratorio, come documentato dalle forze dell’ordine.
Alcune finestre sono ancora aperte, a dimostrazione che entrare in quello stabile era ed è tutt’altro che difficile. Il goriziano aveva ricavato, all’interno di una villetta disabitata di via Hermada, un posto sicuro per lo stoccaggio e la preparazione delle dosi di cocaina destinate allo spaccio.
Le indagini hanno, infatti, portato ad individuare quella abitazione disabitata nella quale lo spacciatore era solito introdursi abusivamente dopo il calar della sera e dove, fa sapere la Questura di Gorizia, aveva messo in piedi un vero e proprio laboratorio per confezionare dosi di cocaina destinate poi ad essere spacciate. In quei locali è stata posizionata anche una microcamera che ha consentito di monitorare e filmare tutte le fasi di taglio, pesatura e confezionamento con il cellophane delle singole dosi in palline da un grammo ciascuno, destinate ai clienti.
Nel corso dei vari pedinamenti è stato individuato anche un secondo “nascondiglio” segreto sotto la siepe di una villa disabitata in centro città, dov’è stato recuperato un tubetto metallico per pastiglie energetiche appena occultato, con al suo interno dodici dosi di cocaina pronte allo spaccio.
Peraltro, nel corso dell’esecuzione della misura cautelare nell’abitazione di Jonathan Di Bari, era stata rinvenuta e sequestrata una mini-coltivazione artigianale di funghi allucinogeni messi a dimora in tre vasi. —
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