Gamba, il pioniere dei ritiri sugli altipiani dell’Africa

Il 41enne maratoneta triestino ricorda le sue caratteristiche: «Un perfezionista attento a ogni dettaglio». E consiglia gli amatori di oggi: «Non strafare»

TRIESTE. Di vigilie di competizioni importanti ne ha vissute a centinaia. La sua carriera, non a caso, si è conclusa all’età di 36 anni, «dopo aver messo sulle gambe diverse migliaia di chilometri», e aver ottenuto risultati importanti, sia a livello nazionale che internazionale. Michele Gamba, il corridore triestino più forte di sempre, di anni ne ha adesso 41. Un impiego nella Guardia di Finanza, frutto della militanza nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, non ha mai abbandonato il mondo dell’atletica, «che tanto mi ha dato e al quale tanto voglio restituire». Un impegno che si è preso insieme alla Promorun, società di cui è direttore tecnico, organizzando la CorriTrieste, kermesse podistica che ogni anno porta nel centro di Trieste i grandi nomi dell’atletica, come nel 2007, quando Gamba riuscì a ingaggiare Stefano Baldini, l’oro di maratona ad Atene 2004.

Che tipo di atleta sei stato? «Un perfezionista, attento a ogni dettaglio. Ho fatto atletica in maniera molto seria, ritirandomi “in clausura” anche per molti mesi consecutivi. Mi pagavo di tasca mia i periodi di allenamento in altura, raggiungendo gli altipiani africani. Sono stato uno dei primi a farlo». Allora smentisci la fama di viveur, sempre pronto a fare festa?

«Sono stato da solo al Sestriere anche per quattro mesi di fila, seguendo una preparazione meticolosa. Dopo la gara, però, ho sempre pensato fosse giusto concedersi degli svaghi. È una questione di testa, di non esaurire il proprio serbatoio di energie nervose. Ho lasciato sempre il segno, infatti, nelle gare decisive».

Sentivi la pressione dei grandi appuntamenti sportivi?

«Sentivo la grande responsabilità di cui ero investito. Con gli anni e l’esperienza, però, ho imparato a dominare gli aspetti emotivi, aiutato dalla condizione fisica: se stai bene, non ci sono problemi».

Come facevi a convivere con l’emozione pre-gara?

«Entravo in una bolla, tenendo lontano ogni distrazione, alla ricerca della concentrazione necessaria per ottenere un riscontro cronometrico di rilievo».

Qual è il consiglio principale che ti senti di dare a un amatore?

«Di non strafare, di non arrivare cotti all’appuntamento agonistico, aumentando notevolmente il carico di lavoro nelle ultime settimane. Gli allenamenti e la gara stessa vanno programmati».

Vale sia per la maratona che per la mezza maratona?

«Sono due gare molto diverse. La mezza maratona, se si è abituati a correre 10 o 12 km, si può anche pensare di improvvisarla, con il solo scopo di finirla divertendosi. La maratona no. Sulla doppia distanza non si può scherzare, pena il rischio di farsi davvero male».

Cosa fare, quindi, a pochi giorni da una 42 km?

«Il grosso lavoro lo si è già fatto nei mesi precedenti, soprattutto per allenare la soglia anaerobica e per abituarsi a stare tante ore sulle gambe. Si può pensare di fare un ultimo lungo la settimana prima dell’evento, contando di fare delle ripetute a ritmo gara il martedì (5x1000 o 3x2000). Il venerdì consiglio di non correre, mentre il giorno prima della partenza vanno mosse le gambe a ritmo blando per 20, 30 minuti».

E l’alimentazione?

«Anche in questo caso, come per la scelta del completino da gara e delle scarpe, non bisogna improvvisare nulla. Via libera, quindi, alle solite abitudini alimentari, privilegiando i carboidrati, per alzare il livello di glucosio nell’organismo, e l’attrezzatura tecnica già testata in precedenza».

Luca Saviano

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