Scherma, il ct Cerioni ha scelto i rubli russi

ROMA. Stefano Cerioni, il ct delle medaglie di Londra 2012, lascia la nazionale italiana di fioretto e va a lavorare in Russia, convinto da un’offerta economica che, secondo il presidente della Fis...
Italian men's foils team coach Stefano Cerioni and team members await the jury's decision after the Italian team contested the final score of the men's team foils final against the China team at the Fencing World Championships in Paris, France, 11 November 2010. ANSA/IAN LANGSDON
Italian men's foils team coach Stefano Cerioni and team members await the jury's decision after the Italian team contested the final score of the men's team foils final against the China team at the Fencing World Championships in Paris, France, 11 November 2010. ANSA/IAN LANGSDON

ROMA. Stefano Cerioni, il ct delle medaglie di Londra 2012, lascia la nazionale italiana di fioretto e va a lavorare in Russia, convinto da un’offerta economica che, secondo il presidente della Fis Giorgio Scarso, «arriva da realtà che non risentono della crisi globale. I nostri sforzi di trattenerlo si sono rivelati vani - ha aggiunto - in quanto la proposta avanzata non è stata ritenuta minimamente confrontabile con quella della Russia».

A Mosca Cerioni troverà altri tecnici italiani passati sotto le bandiere della Russia. Il più famoso è Fabio Capello, che dopo Euro 2012 e il fallimento di Arshavin e compagni è diventato il ct della nazionale di calcio, mentre alle Olimpiadi di Londra chi ha seguito il judo ha potuto apprezzare la bontà del lavoro svolto da Ezio Gamba, che ha trascinato il team russo a una serie di vittorie per le quali ha ricevuto le congratulazioni personali del Presidente Vlamidir Putin, praticante e appassionato di questa disciplina, al punto da misurarsi contro Gamba sul tatami. L’ex azzurro che proprio a Mosca, nel 1980, vinse l’oro olimpico, è il ct della Russia dal 2009 e ha un ingaggio annuale di 200mila euro, che per questo sport è un ingaggio da capogiro. Quello di Cerioni non dovrebbe essere lontano da queste cifre. A distanza siderale, ma il calcio è lo sport n.1, è quello di Luciano Spalletti, che allena lo Zenit San Pietroburgo per 6,5 milioni all’anno e per questo non lascia la Russia nonostante le offerte. Al Cska Mosca del basket è tornato, dopo l’esperienza nel “coaching staff” dei L.A. Lakers, quell’Ettore Messina che nella capitale russa è tornato al ruolo di capo-allenatore e ha molti estimatori, che lo hanno convinto, a suon di rubli, a interrompere l’esperienza nella Nba (su cui di recente ha scritto un libro). Un altro “italiano di Russia” è il romano («e romanista», tiene sempre a sottolineare) Andrea Di Nino, uno dei 7 tecnici che alle Olimpiadi di Londra hanno seguito le prestazioni della nazionale targata Mosca. Anche lui ha fatto questa “scelta di vita” per motivi principalmente economici.

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