L’inflazione in Croazia non molla la presa: in tanti preferiscono fare la spesa a Trieste

Numerosi gli istriani e i quarnerini che oltrepassano il confine con l’Italia per aggirare i rincari nel loro Paese, dove la tazzina al bar tocca i 2 euro

Andrea Marsanich
La spesa al supermercato: in tanti dall’ Istria e dal Quarnero arrivano a Trieste e dintorni
La spesa al supermercato: in tanti dall’ Istria e dal Quarnero arrivano a Trieste e dintorni

Tra le notizie che parlano del recente forte ritorno dei croati a Trieste (e dintorni) per lo shopping, va fatto un distinguo. Gli istriani e i quarnerini in realtà non hanno mai abbandonato definitivamente la piazza triestina, neanche quando in Croazia venti e più anni fa erano stati aperti i grandi centri commerciali.

I fedelissimi del Borgo teresiano hanno continuato a macinare chilometri, a superare confini e a sfidare le temute attenzioni di doganieri e poliziotti. Poi l’entrata del Paese nell’Unione europea e quindi nell’area Schengen hanno facilitato la trasferta per spese a Trieste: viaggi che nell’ultimo triennio si sono moltiplicati nel capoluogo giuliano ma anche nella vicina Slovenia, a Capodistria e Villa del Nevoso (Ilirska Bistrica) in primo luogo.

Ampio ventaglio di prodotti

Se però in tempi andati si andava a Trieste per acquistare determinati articoli, ora la lista dei desideri degli acquirenti croati è molto più completa: si va dagli alimentari ai prodotti per l’igiene personale e per le pulizie di casa, fino al cibo per gli animali domestici.

Il tutto con risparmi su singolo prodotto che superano, non raramente, il 100% rispetto ai costi in patria. Un esempio? Un chilogrammo di pasta di simile qualità a Trieste può comportare un esborso in alcune rivendite di poco superiore all’euro, mentre a Fiume e in Istria si superano senza problemi i 2 euro. Il caffè in Croazia è caro - si possono superare i 30 euro al chilo - mentre in Italia si può spendere molto meno. Insomma, secondo vari calcoli fatti a spanne, se nel Quarnero e in Istria si spendono 100 euro nei negozi di alimentari, in Italia e Slovenia possono bastarne una settantina.

Clientela croata in Italia

La clientela croata dunque continua a spostarsi in Italia, tramortita a Zagabria da un’inflazione vertiginosa che neanche quest’anno sarà portata a cifre più ragionevoli.

Non per niente, secondo Eurostat, il tasso di inflazione di dicembre in Croazia, pari al 4,5%, è stato il più alto fra i paesi dell’Eurozona. E chi dalla Croazia arriva a Trieste, Muggia, Monfalcone, Villesse, Palmanova, Basovizza e Opicina ne approfitta anche per sorseggiare un caffè espresso: perché i bar in Croazia ormai chiedono anche più di due euro per una tazzina.

Tra le spiegazioni di questa cifra, oltre alla volontà degli esercenti, c’è anche il fatto - secondo quanto ha riportato l’Associazione croata dei datori di lavoro - che il caffè in Croazia viene tassato dallo Stato al 30%, contro l’Iva sul caffè molto più contenuta in Italia.

L’allarme dei Consumatori

Secondo Ana Knežević, presidente della Società nazionale dei consumatori, l’impennata dei prezzi è cominciata nel 2022 e rischia di trascinarsi ancora a lungo. Knezević ha anche chiamato in causa il governo di centrodestra del premier Andrej Plenković, rilevando che si dovrebbe far scendere ulteriormente l’Iva sugli alimentari, che su alcuni prodotti tocca il 5%; l’esecutivo è stato anche invitato ad aumentare il numero di prodotti con prezzi bloccati.

Nei giorni scorsi il premier croato ha promesso iniziative in questa direzione. Per Tanja Popović Filipović, presidente del Centro di educazione e informazione dei consumatori, dovrebbero invece essere boicottati quei commercianti che ricorrono in modo ingiustificato all’aumento dei prezzi. Ma nel frattempo, mentre i consumatori croati sono disorientati nel vedere le cifre esposte in negozi e locali, il numero di quanti ricorrono allo shopping in Italia è destinato a non calare.

 

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