Il mare di Ragusa invaso dalla spazzatura proveniente da Albania e Grecia
Le analisi sulle origini e la portata dei rifiuti che hanno invado il porto vecchio di Dubrovnik

Il pluriennale problema della spazzatura che arriva ogni autunno nelle acque della Dalmazia meridionale, in primis a Ragusa (Dubrovnik), è stato analizzato a fondo da un team di studiose dell’Istituto raguseo del mare e della costa, gruppo guidato dalla docente Barbara Gangal Zovko. La questione è stata riattualizzata a fine novembre, quando il porto vecchio della città di San Biagio è stato invaso da una montagna di rifiuti, provenienti per la gran parte dall’Albania. Le ricercatrici dalmate, che hanno avuto il sostegno della Regione raguseo – narentana, hanno compiuto due monitoraggi dettagliati, relativi alle conseguenze dell’ormai tradizionale inquinamento che appare in presenza di sciroccate, andando a deturpare porti, spiagge e tratti di costa in questa porzione dell’Adriatico.
Il primo studio è stato compiuto tra l’aprile 2023 e il marzo 2024, il secondo ha compreso il periodo tra maggio 2024 e aprile 2025. «I nostri sforzi – ha riferito Gangal Zovko - hanno riguardato il porto storico di Ragusa e la vicina spiaggia di Posat. Nel primo anno di ricerche abbiamo evidenziato la presenza nel bacino portuale di 1.324 rifiuti e l’anno dopo di altri 600. A dominare sono stati i rifiuti di plastica, tra bottiglie, contenitori e altro materiale. A preoccuparci due anni fa è stato il rinvenimento di un telo di plastica lungo addirittura 57 metri e che galleggiava proprio di fronte ai plurisecolari bastioni. Abbiamo concluso che il porto storico, benché protetto, è diventato una specie di magazzino delle immondizie, che arrivano dallo stretto passaggio Kaše – San Giovanni».
A detta della studiosa, in due anni di monitoraggio la spiaggia Posat è stata messa a soqquadro da 2.046 rifiuti, per un totale di 160 chili. Le esperte hanno poi analizzato le scritte e le etichette della spazzatura, giungendo alla conclusione che i rifiuti sono arrivati non solo dall’Albania, ma anche dal profondo sud della Croazia, da Bosnia – Erzegovina, Italia, Montenegro e Grecia. «Il mare non conosce confini in ambito naturale – così Gangal Zovko – oltre ai rifiuti di dimensioni piccole, medie e grandi, abbiamo constatato tantissima microplastica, ormai onnipresente nella catena alimentare. La microplastica è stata rinvenuta all’interno dei mitili allevati nel Raguseo, nella misura compresa tra le 4,6 e le 38,5 particelle di plastica per grammo. Il nostro ecosistema sta subendo un impatto che potrebbe avere conseguenze devastanti». —
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