«Sempre meno pesce, sempre meno pescatori»: la pesca croata perde il 24% in un anno
Nel 2024 crolla il pescato in Adriatico. Colpa dello scraping incentivato dall’Ue e di un mare sempre più povero. Sardelle giù del 36%, tonni e naselli in calo

Croazia, sempre meno pescatori e sempre meno pesce. Il rapporto 2024 redatto dal ministero dell’Agricoltura, foreste e pesca parla chiaro: l’anno scorso il pescato in mare ha toccato le 41 mila e 905 tonnellate, il 24% in meno rispetto al 2023.
Il forte calo, a detta degli esperti, è stato tutto fuorché inatteso ed è motivato da due cause. La prima riguarda il minor numero di imbarcazioni in mare, che nel 2024 sono state 6.860, mentre l’anno prima erano 7.325.
La diminuzione degli scafi è in atto da molti anni, da quando cioè l’Unione europea ha deciso di venire incontro – con finanziamenti di non poco conto – a quei pescatori croati che decidono di abbandonare l’attivitò, mandando le proprie imbarcazioni alla demolizione: il cosiddetto scraping. Anche i grandi pescherecci, quelli d’altura, hanno registrato una minor presenza, passando da 289 a 237.
Oltre a questa spiegazione, c’è inoltre il fattore relativo a un’annata in cui le battute di pesca hanno registrato risultati non proprio soddisfacenti. Nell’Adriatico orientale c’è insomma meno pesce, conseguenza di un’attività di pesca che spesso e volentieri in passato non è stata condotta in modo sostenibile.
Il pesce azzurro ha costituito anche nel 2024 la fetta assolutamente predominante del pescato complessivo, risultando l’87% del totale tirato a bordo. Sono state prese 12.145 tonnellate di alici (13.833 nel 2023) e 20.111 tonnellate di sardelle. In questo secondo caso, c’è stata una flessione veramente preoccupante, visto che dodici mesi prima i pescatori istriani, dalmati e quarnerini erano riusciti a prenderne 31.525 tonnellate.
Fin qui l’azzurro di taglia minuta, mentre neanche i grandi esemplari – compresi i tonni – hanno fatto tornare il sorriso ai pescatori. Le tonnellate messe a pagliolo sono state 296: 32 tonnellate in meno in rapporto al 2023.
L’anno passato non si sono avuti grossi risultati neanche per ciò che riguarda il pesce bianco. Sono state registrate infatti 2.962 tonnellate di pescato complessivo, mentre l’anno prima si era arrivati a quota 3.290 tonnellate.
Il nasello, come sempre, domina questa speciale classifica, grazie alla cattura di 959 tonnellate.
Il decremento su base annua è stato però del 25%, dato che deve far riflettere biologi marini, pescatori e autorità. Al secondo posto ecco la triglia con 551 tonnellate, mentre l’orata si è piazzata in terza posizione: 313 tonnellate e un +44% che segna un’eccezione sul trend generale. È da anni, per fortuna, che le orate sono caratterizzate da un incremento significativo. A superare le 100 tonnellate annue sono state solamente altre due specie: la sogliola (119) e la rana pescatrice (100). Poca cosa anche il merluzzo, non andato più in là di 56 tonnellate.
Calo, ma solo di 2 punti percentuali, per i molluschi: nel 2023 le tonnellate erano 671, l’anno passato 655. In questo settore c’è stato il dominio di calamari e polpi, rispettivamente con 167 e 149 tonnellate.
Non è andata infine molto bene per i crostacei, con 1.192 tonnellate pescate due anni fa e 952 nel 2024. L’eccezione è stata rappresentata dagli scampi: le 260 tonnellate pescate sono il 3% in più rispetto al 2023.
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