Temperature fino a 39° e siccità, allarme dalla Slovenia alla Serbia

Nell’area balcanica massima allerta per salute, rischio roghi e incremento dei prezzi degli ortaggi

Stefano Giantin

 

Massime fino a 39 gradi centigradi, un sole che brucia un paesaggio già ingiallito come fosse pieno agosto, mentre qua e là scoppiano incendi, nei boschi, un pericolo messo in conto dalle autorità, che già nei giorni scorsi avevano lanciato la massima allerta per i roghi. Il tutto aggravato da una siccità persistente e anomala per questo periodo dell’anno.

È lo scenario osservato nei Balcani e in Slovenia, regione investita da un’ondata di caldo eccezionale, che ha avuto il suo picco proprio ieri, ma che tornerà a far male anche nei prossimi giorni, dopo una brevissima “pausa”, quando si annunciano possibili violenti episodi di maltempo, con tempeste, vento forte e grandine.

Caldo eccezionale che non ha bypassato la Slovenia, dove ieri si sono toccati «i 37 gradi» in svariate aree del Paese, in linea con la previsione del meteorologo dell’Arsa slovena Brane Gregorčič, mentre la Tv pubblica di Lubiana, oltre a dispensare i soliti consigli alla popolazione – bere molto e non uscire nelle ore più calde –, ha denunciato che «la già grave siccità» che affligge da tempo la Slovenia «sta peggiorando». A soffrire, in questi giorni, in particolare è la regione della Carinzia slovena, colpita da «una siccità eccezionale» provocata da scarse precipitazioni e forte evaporazione, ha spiegato nei giorni scorsi l’Agenzia slovena per l’ambiente. Ma potrebbe essere questa la nuova normalità, dato che già nel 2024 il Paese ha registrato una temperatura media di 1,8 gradi più alta rispetto al periodo 1991-2020.

Siccità, si evince dalle mappe del portale Windy, che al momento è «estrema» non solo in Slovenia, ma in tutte le aree interne dei Balcani, in gran parte della Romania e pure in Bulgaria.

«Preparatevi ad aprire i portafogli, la siccità inaridisce i campi, c’è penuria di ortaggi», hanno così avvisato i media anche nella vicina Croazia, dove già a fine giugno si evoca un «drammatico aumento» dei prezzi di frutta e verdura. Non sono allarmi senza fondamento, ma provengono direttamente dalla Camera croata dell’agricoltura (Hpk), che ha chiesto «un incontro urgente» col governo per discutere su come affrontare i problemi. Nel frattempo, «gli agricoltori osservano» sconcertati «come i campi si seccano sotto i loro occhi, le alte temperature che durano da settimane, senza precipitazioni di rilievo, sono un colpo al nostro settore e i danni sono già allarmanti», ha spiegato Toni Grossi, della Hpk.

E anche ieri nessun refrigerio, anzi, con le temperature che sono schizzate sopra i 37° in svariate parti del Paese. «Facciamo appello a tutti i cittadini a usare la massima cautela e a contribuire alla sicurezza sulla costa e nell’interno attraverso un comportamento responsabile», la richiesta pubblica lanciata dal capo dei pompieri Slavko Tucaković.

Ancora peggio, se possibile, è andata ieri in Serbia, dove il gran caldo e la siccità la fanno da padrone da settimane e dove le autorità hanno rivolto alla cittadinanza un invito a rimanere in casa e a ricorrere al remote working, dove possibile. E ieri sono stati raggiunti i «37 gradi all’ombra», ha raccontato la Tv pubblica di Belgrado, riportando anche gli allarmi di medici, sulla salute pubblica, e dei vigili del Fuoco, preoccupati per gli incendi.

Già sono divampati i primi roghi, in particolare nel sud della Serbia, in Albania, Bosnia e Macedonia del Nord, mentre in Croazia problemi sul fronte incendi sono stati segnalati già durante lo scorso weekend.

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