A giudizio per le minacce “armate”

In due video ha pesantemente minacciato la giornalista tunisina Ksouri Maya. Per il Codice penale della Tunisia rischia fino a 20 anni di carcere. I video sono stati registrati sul piazzale della Casa Rossa e nell'abitazione dell'ex moglie a Farra d'Isonzo. Per questo il processo a carico del tunisino Ajmi Bessem, 36 anni, si celebra al Tribunale di Gorizia. Processo non facile. Bessem è comparso l'altra mattina davanti al giudice Coppari. Si è accomodato accanto al suo avvocato, Elisabetta Brazzale, sorvegliato da quattro agenti della polizia penitenziaria. Bessem è infatti detenuto: deve scontare una condanna a tre anni e quattro mesi per estorsione che scadrà nel marzo del 2019.
L'ultima udienza ha complicato un quadro già abbastanza complesso. Hanno deposto due ispettori della polizia di Gorizia e l'ex moglie del tunisino, italiana, residente a Farra.
Prima di tutto i video. Secondo l'accusa, sostenuta dalla pm Ilaria Iozzi, sono due i video incriminati. Ma i testimoni hanno parlato di altri sei filmati scaricati dal profilo Facebook del tunisino. Uno dei video è stato girato sul piazzale della Casa Rossa, vicino alla caserma Massarelli della polizia, ed è stato postato su Facebook nel febbraio del 2015. Bessem si presenta nel video vestito con una tuta nera, vicino a una moto, imbraccia quello che sembra un fucile Kalashnikov. Risulterà una copia inoffensiva dell'arma. Ad accorgersi del video sono i funzionari del Ministero dell'Interno a sua volta informati dai colleghi tunisini. Viene coinvolta la Digos di Gorizia che procede al fermo del tunisino. Il video viene sequestrato, affidato a un perito e a un traduttore. Bessem, contrariamente a quanto può apparire a prima vista, non è uno jihadista in salsa goriziana. Non inneggia all'Isis né si batte contro gli "infedeli". Nel mirino di Bessem c'è la giornalista tunisina Ksouri Maya che sembra godere di molto seguito in Tunisia. L'udienza non ha chiarito il motivo per cui la giornalista sia invisa a Bessem. Pare che il tunisino non abbia gradito le critiche di Ksouri alla gioventù tunisina e in particolare a quelli che seguono la musica rap.
Non sono stati molto d'aiuto le deposizioni degli ispettori di polizia che, d'altro canto, si sono limitati al sequestro dei video. C'è voluta tutta la pazienza del giudice Coppari perché l'udienza arrivasse a conclusione. Per tre volte Bessem è stato richiamato dal giudice in quanto dava segni di insofferenza. Suggeriva risposte e a un certo punto ha sbottato: "Aiuto, aiuto". La pm Iozzi ha incalzato i testimoni con domande sempre più puntuali, ma con scarsi risultati. Soprattutto non si è capito chi avesse girato i video né quale strumento sia stato utilizzato.
Il mistero è stato svelato dalla deposizione dell'ex moglie del tunisino. Deposizione sofferta e confusa, infarcita di "non ricordo". "Sono stata io a riprendere mio marito", ha riferito la signora. Lei, dunque, è l'autrice anche del secondo video in ordine d'importanza ma il primo in ordine cronologico. In questo caso Bessem è seduto al tavolo della cucina di Farra con il solito finto Kalashnikov e se la prende con la giornalista: "Finisco quello che devo fare e poi mi occupo di te", avrebbe detto, in arabo, nel video. Non è dato sapere la data delle registrazione dei video. In tal senso va ricordato che nel marzo del 2014 Bessem in uno scatto d'ira incendiò l'alloggio di Farra dove viveva con la moglie. Denunciato e arrestato Bessem era stato poi scarcerato ma con l'obbligo di dimorare al di fuori del comune di Farra (con sollievo dei residenti) e di non avere contatti con la moglie. L'episodio non è oggetto del processo in corso.
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