A lezione di Grande Guerra sul monte Cosich

Ieri l’escursione didattica di tre ore a cura dei Grigioverdi del Carso nell’ambito del programma di “Officine culturali”



Il monte Cosich, così come parte del Sei Busi, sono la testimonianza di quanto, nel territorio comunale di Ronchi dei Legionari, accadde durante la Prima guerra mondiale. Due luoghi pregni di testimonianze, di memoria, di battaglie e sacrifici umani che, oggi, sono due musei all’aperto, molto frequentati ma ancora bisognosi di promozione e valorizzazione. Uno dei tanti passi in questa direzione è stato compiuto ieri mattina, grazie all’organizzazione dei Grigioverdi del Carso che, nell’ambito della rassegna “Officine culturali del territorio. Le associazioni si presentano”, hanno promosso “Ritorno sul Cosich”, una passeggiata di ben tre ore tra sentieri e camminamenti, trincee e cippi storici della Grande Guerra. Una lezione sul campo, con tanto di rievocatori che hanno sfoggiato divise degli eserciti italiano, ungherese e persino inglese e che è servita al gruppo di partecipanti di saperne di più e di appagare tante curiosità. Il monte Cosich, modesta altura di 112 metri, è stato protagonista, seppur dimenticato in favore di rilievi più famosi, del primo conflitto mondiale sul fronte italiano, dal giugno del 1915 all’agosto del 1916. La sua posizione, a cavallo tra Ronchi dei Legionari e Monfalcone, lo rendeva un obiettivo sia per i fanti italiani che aggredivano le alture di Selz, sia dai fanti del settore verso Trieste. Il diario di guerra dei Granatieri di Sardegna cita infatti il Cosich per la presenza di truppe austriache e per i tiri di artiglieria che li rallentano. Successivamente sarà la brigata Messina, posizionata a quota 88 e quota 98, ad assaltare il Cosich, venendo più volte respinta. Dal punto di vista austriaco non si può non raccontare i riferimenti a questa altura nel fondamentale testo “Isonzofront”, della corrispondente Alice Schalek, tanto ben raccontata dalla storica Elisa Del Zan. Oggi il Cosich è meta di un numeroso pubblico: ciclisti, gruppi guidati e persone a passeggio. «Lo splendido paesaggio carsico – racconta il presidente dei Grigioverdi, Andrea Ferletic – è biglietto da visita sufficiente, in ogni periodo. Gli appassionati possono trovare numerose postazioni italiane, costruite sulle precedenti austriache dopo la ritirata dell’agosto 1916».

Al parcheggio si viene subito accolti da una trincea di una certa lunghezza, mentre, una volta preso il sentiero, si arriva in pochi minuti al monumento dedicato ai sottotenenti Vincenzo Geraci e Giovanni Guccione, giovani ufficiali del 76. mo reggimento fanteria. Spostando lo sguardo a destra ed a sinistra si può capire come il Cosich sia una sorta di terra di mezzo. Da una parte il mare, dall’altra, verso Redipuglia, si apre il panorama verso il Sei Busi, il monte San Michele, Doberdò del Lago ed alle loro spalle il Matajur, il massiccio del Canin ed il monte Nero. Vicino alla sommità del monte si trova la trincea di quota 82, gestita dal gruppo storico ronchese ed attualmente in fase di restauro. Da qui si riprende il sentiero per raggiungere la cima e spaziare verso quota 121, il monte Hermada e la famosa quota 144 (Arupacupa). Proprio sulla cima le postazioni della Grande Guerra, poi, si mescolano ad utilizzi postbellici. Luoghi che, come ieri, rivivono tra la gente appassionandola in modo perfetto. —



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