A processo l’infermiere “spione” del Burlo

Mauro Cosolo, il sessantenne accusato d’aver registrato con una microcamera le parti intime di decine di baby-pazienti quand’era infermiere in servizio alla sala gessi del Burlo, verrà processato con la “formula” del rito abbreviato il prossimo 21 marzo davanti al gup, il giudice per l’udienza preliminare Luigi Dainotti, alla presenza del pubblico ministero Pietro Montrone (che ne aveva già chiesto il rinvio a giudizio) e di un “plotone” di avvocati di parte civile in rappresentanza delle famiglie che esercitano la cosiddetta potestà genitoriale di 17 vittime minorenni. Legali in buona percentuale non triestini perché non triestina risulta essere appunto una buona fetta di quelle 17 famiglie che hanno ritenuto di chiedere per le giovani vittime, e talvolta anche per la stessa famiglia nel suo complesso, il “passaggio” da parte offesa a parte civile. Gli avvocati del foro locale che assistono le vittime triestine sono Antonio Santoro, Elisabetta Burla, William Crivellari, Alessandro Cuccagna e Gabriella Frezza, cui si aggiunge il loro collega Guido Fabbretti, che tutela invece come parte civile proprio il Burlo e che fino a ieri rappresentava l’istituto materno-infantile anche per la cosiddetta responsabilità civile in capo allo stesso Burlo invocata da diversi legali delle 17 vittime, che ne chiedevano di fatto una vera e propria chiamata in causa.
L’avvocato Fabbretti, quantomeno in questa sede ovvero nel corso del procedimento penale in questione, continuerà infatti a tutelare gli interessi dell’ospedale di via dell’Istria solo come parte civile, “lesa”, e non come responsabile a sua volta delle azioni di Cosolo in quanto datore di lavoro, poiché la scelta del rito abbreviato, ovvero del processo senza istruttorie dibattimentali ordinarie e con i soli atti d’indagine fin qui raccolti, esclude d’ufficio dal giudizio la presenza del “responsabile civile”, da recuperare eventualmente in separata sede, sede civile ovviamente.
La scelta del rito abbreviato, formalizzata al giudice Dainotti dagli avvocati Raffaele Leo e Marta Silano che difendono Cosolo, è stata uno dei punti-chiave dell’udienza preliminare di ieri (cui ha presenziato lo stesso Cosolo, seduto per oltre tre ore, in silenzio, accanto ai suoi legali, dentro l’aula a porte chiuse della Sezione Gip al secondo piano di Foro Ulpiano) insieme ad altri due momenti: da una parte una mezz’ora di camera di consiglio che il giudice si è preso per deliberare in merito a una serie di opposizioni alla costituzione di parte civile di alcuni avvocati avanzate dalla difesa (ma alla fine sono stati ammessi tutti) e dall’altra la lunga, lunghissima relazione dello psichiatra Bruno Norcio, il consulente d’ufficio incaricato dal giudice, che ha spiegato i contenuti della perizia che aveva già consegnato al gip stesso, secondo cui Cosolo è capace di intendere e volere, e in particolare può sostenere in coscienza il processo a suo carico. E processo, come detto, sarà. L’appuntamento è in effetti il 21 di marzo, fra sette lunedì.(pi.ra.)
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