Abuso d’ufficio, assolti Abram e la figlia Marzia

La sentenza del Collegio giudicante sulla vicenda relativa alla gestione delle corsie natatorie della piscina comunale



Roberto Abram è stato assolto. Assolta anche la figlia Marzia. L’ipotesi di abuso di ufficio in relazione alla gestione della piscina comunale di Monfalcone non ha convinto i giudici del Tribunale di Gorizia, che hanno pronunciato la sentenza assolutoria perché «il fatto non costituisce reato». Nessun dolo, dunque, tecnicamente si tratta di «assenza dell’elemento soggettivo». La lettura del dispositivo, ieri mattina, è scaturita dopo una ventina di minuti di Camera di consiglio. Il Collegio giudicante presieduto da Francesca Clocchiatti, a latere Concetta Bonasia e Gianfranco Rozze, hanno così chiuso un lungo e articolato procedimento, che ha riportato ad una vicenda di conflitti e polemiche.

Era il mese di maggio del 2013 quando la società che aveva in gestione l’impianto natatorio cittadino, la General Service, della quale Roberto Abram era legale rappresentante, aveva riorganizzato gli spazi dedicati alle associazioni, in termini di numeri e di orari. Modifiche dalle quali era maturato un forte contrasto tra la società di gestione e l’associazione sportiva Rari Nantes Adria, la quale riteneva dannoso il trattamento da parte di General Service. Rari Nantes, assieme a quattordici genitori, si erano costituiti parte civile al processo, rappresentati dall’avvocato Andrea Pellegrini. Nel procedimento è rientrata anche la figlia del noto imprenditore monfalconese, Marzia, all’epoca presidente dell’Associazione Centro sociale nuoto, nella quale il padre ricopriva un incarico dirigenziale. In sostanza l’ipotesi era quella di aver “privilegiato” ai fini dell’attività natatoria il Centro sociale nuoto procurando presunti “vantaggi” alla stessa associazione, in particolare in ordine alle iscrizioni degli atleti. Una situazione che Rari Nantes aveva pertanto ritenuto dannosa, chiamando in causa anche «decisioni unilaterali» da parte della società gestore dell’impianto comunale.

Il pubblico ministero Paolo Ancora, aveva richiesto una condanna di 2 anni per Roberto Abram e di un anno e sei mesi per la figlia Marzia, entrambi difesi dall’avvocato Andrea Aluisi. Ieri in udienza erano state previste le repliche dei legali, che non ci sono state. Il Collegio giudicante s’è ritirato in Camera di consiglio. Dopo una ventina di minuti il pronunciamento dell’assoluzione.—



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