AcegasAps-Hera, fusione vicina dopo il vertice in Municipio

Presenti i massimi dirigenti delle due aziende e Cosolini con gli omologhi di Padova e Imola Trattative serrate su quantificazione del concambio, radicamento territoriale e governance
Di Piero Rauber
Silvano Trieste 18/10/2011 Sala Giunta, audizione ACEGAS APS
Silvano Trieste 18/10/2011 Sala Giunta, audizione ACEGAS APS

Non è dato sapere se si trattasse di banale speranza, più che di previsione fondata. Quello che però si diceva fosse vissuto ieri mattina nelle segretissime stanze, come il vertice decisivo in vista della fusione fra AcegasAps e il colosso multiservizi di Bologna e dintorni emilian-romagnoli Hera (un vertice convocato per giunta proprio a Trieste, nella città che fa da quartier generale alla stessa AcegasAps) si è poi rivelato, alla sera, interlocutorio. Da Palazzo Cheba si è levata una fumata nera, insomma, benché foriera - così è emerso nella stessa serata - di passi in avanti tali da fare intuire a breve una soluzione positiva. E con qualche blindatura supplementare - stando ai si dice - a proposito del non-ridimensionamento proprio di Trieste e del non-trasloco della sede legale di Acegas.

Resta comunque imbandito il tavolo delle trattative, ieri alquanto serrate. Con tre piatti forti. Uno: la quantificazione (volatile attorno a un range non confermato tra il 12% e il 16%) del cosiddetto concambio, ovvero le quote del partner dimensionalmente più grande (Hera) destinate a quello minore che accetta di farsi controllare (AcegasAps). Due: il radicamento territoriale, leggasi il mantenimento della sede legale della multiutility patavin-triestina dalle nostre parti (in ballo non c’è solo l’onore bensì il gettito fiscale assicurato dalla specialità del Friuli Venezia Giulia) che si dice fosse la pre-condizione messa sul tavolo, in particolare, dal numero uno di AcegasAps Massimo Paniccia. Tre: il futuro della governance. E qui l’unico punto fermo è che i Cda di AcegasAps Spa e dell’omonima holding (la Srl attraverso la quale i comuni di Trieste e Padova ne controllano la maggioranza) non si toccano fino a scadenza: aprile 2013 per la Spa, ottobre dello stesso anno per la holding. Dopodiché si ridiscuterà ovviamente la collocazione di Paniccia (o chi per lui in rappresentanza del Comune di Trieste) e quella dell’amministratore delegato Cesare Pillon (idem, in quota Comune di Padova). L’importante è che i delegati non s’annacquino.

Il Municipio di piazza Unità, evidentemente (perché è lì che si è svolto per l’appunto, nel massimo riserbo, l’incontro-fiume di cui sopra, fra rispettivi sindaci e top-manager) è stato sì ispiratore ma non al punto da consentire di chiudere del tutto il cerchio. Il prossimo appuntamento fra le parti, allora, è fra una settimana. Altrove. A Padova, si mormora. Là dove, esattamente un mese fa, tutto era nato, con la sigla della lettera d'intenti per l’avvio delle cosiddette trattative in esclusiva finalizzate all’integrazione fra i due gruppi. Da allora sono scattati i novanta giorni di tempo di prassi. Trenta se ne sono andati. E il fuggi-fuggi agostano si avvicina.

Ma i segnali in codice hanno dietro la voglia di tenere in piedi un certo ottimismo. «La trattativa può definirsi ad un punto certo interessante, ma non ancora definitivo. Le parti hanno perciò deciso di aggiornarsi la prossima settimana per un ulteriore incontro», recita ad esempio l’unica stringatissima nota uscita nella serata di ieri dallo staff del sindaco di Trieste. Quel Roberto Cosolini che, nell’occasione, ha accolto l’omologo di Padova Flavio Zanonato, già partner in AcegasAps nonché collega di partito (il Pd), e quello di Imola Daniele Manca (pure lui del Pd), salito dalle nostre parti nei panni di presidente del Patto di sindacato di Hera.

Tre primi cittadini, dunque, più cinque top-manager. Per AcegasAps erano presenti ovviamente Paniccia e Pillon. E anche Hera, a sua volta, era rappresentata dai massimi dirigenti: l’ad Maurizio Chiarini, il direttore generale Sviluppo e mercato Stefano Venier e, soprattutto, il presidente Tommaso Tommasi di Vignano, l’uomo che sotto l’Illy-bis gestì la privatizzazione di Acegas, da amministratore delegato.

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