Acqua, in arrivo un salasso: bollette più care del 60%

L'Autorità di vigilanza dei servizi idrici lancia l'allarme sul caro-tariffe in Friuli Venezia Giulia: "Effetto dovuto al nuovo sistema integrato. Incideranno sempre più le spese di investimento"

TRIESTE Maxi-stangata in arrivo sul prezzo dell'acqua. L'aumento per le tasche dei cittadini potrebbe toccare in futuro punte del 60%, così come avvenuto nel resto d'Italia. Il balzo non è dovuto ai tassi di inflazione ma ai nuovi costi che sono entrati nelle bollette. Da quando le altre regioni del Paese hanno cominciato ad attuare la legge del 1994, che introduce il Sistema idrico integrato, la spesa per un consumo medio di 200 metri cubi è salita di anno in anno. Da 0,91 euro del 2002 a 1,49 euro del 2008. A conti fatti gli italiani hanno pagato il 63% in più. Nel 2008 anche il Friuli Venezia Giulia, l'ultima a muoversi in questa direzione, si è adeguata agli indirizzi nazionali mettendo in atto la legge regionale n° 13 che istituisce i cinque "ambiti territoriali ottimali", quattro dei quali coincidono con i territori delle rispettive Province (Ato-Occidentale, Ato-Centrale, Ato-Orientale Goriziano e Ato-Orientale triestino), mentre il quinto corrisponde all'Ato interregionale del Lemene. Con l'entrata in vigore del provvedimento, Comuni e Province hanno dovuto associarsi in consorzi per gestire l'acqua sul territorio.

 

«Non è stato solo un cambiamento di tipo organizzativo. L'effetto concreto, al momento difficilmente misurabile, si farà sentire presto sulle bollette recapitate a casa - spiega l'ingegner Lucio Cinti che ha appena presentato la relazione tecnica dell'Autorità regionale per la vigilanza sui servizi idrici - Con l'introduzione del sistema Ato sul prezzo incideranno sempre di più non solo i costi di gestione dell'acqua, ma anche tutte le spese sostenute dai consorzi per gli investimenti strutturali impiegati per la costruzione di fognature o per la creazione di reti più moderne. Prima della normativa questa voce veniva assorbita nelle tasse che la gente pagava nel normale sistema fiscale nazionale». Aumenti in vista, dunque. L'entità non è ancora quantificabile con esattezza, tuttavia tutto fa pensare che anche il Friuli Venezia Giulia dovrà rassegnarsi a quanto è accaduto dalla Lombardia alla Sicilia. Anche perché la Regione sta studiando un massiccio programma di investimenti per ristrutturare la rete del territorio. Impianti obsoleti e rovinati stanno infatti causando perdite che i tecnici sono riusciti a conteggiare nella relazione sullo stato dei servizi idrici del 2009. In quell'anno, ad esempio, Pordenone ha sprecato il 21,4% dei volumi di acqua trattati. Udine il 31,44%, Gorizia il 49,75% e Trieste il 41,2%.

«Numeri grossolani - chiarisce lo studio del "garante" dell'acqua - che però possono dare un'idea di un'importante problema funzionale delle reti idriche della nostra Regione». «È evidente che c'è una gran quantità di tubazioni e valvole che devono essere sostituite una volta per tutte - chiarisce Cinti - sono troppo vecchie e così l'acqua, prima di arrivare nei nostri rubinetti, si perde. Bisognerà rifare gran parte della rete, comprese le fognature, gli acquedotti e i sistemi di depurazione».

L'intera opera prevede una spesa stimata attorno ai 2 miliardi di euro per i prossimi trent'anni. Con conseguenze sulle bollette. Il Friuli Venezia Giulia si avvicinerà così ai prezzi degli altri paesi europei. Finora l'acqua qui costava meno che in Germania, Francia, Svizzera, Belgio e Polonia. Ma più che negli Stati Uniti, Argentina, Grecia e Croazia. L'altra problematica rilevata riguarda l'organizzazione delle cinque Ato: «Le dimensioni di ciascun ambito sono molto diverse - è l'analisi dell'Autorità - e ciò non permette un quadro omogeneo soprattutto nella formulazione dei prezzi».

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