Addio a Silvano, portatore della Madonna

SAN PIER D’ISONZO. «Ogni vita è una pietra miliare del cammino della storia universale. La vita di Silvano, la sua tragica morte e il saluto che oggi gli portiamo, tutto fa parte della storia dell’umanità. È un tassello del puzzle del meraviglioso disegno di Dio. E se non riusciamo a leggere questo disegno, siamo pedine da perdere». Le parole misericordiose del parroco don Lucio Comellato sono risuonate ieri nella chiesa gremita prima ancora dell’arrivo della salma. Don Lucio, durante l’omelia, ha ricordato: «Silvano era portatore della Madonna per le vie di San Pier, ora la Madonna porta lui al Cristo».
Una vita, quella di Luigi Silvano Zandomeni, interrotta a 77 anni da una tragedia che lascia ancora aperti gli interrogativi. Quel rogo imponente che mercoledì sera, otto giorni fa, ha distrutto l’abitazione di via 25 aprile, nel giorno dell’addio è stato un doloroso, devastante evento che la comunità s’è tenuta nel cuore, mantenendo un rispettoso silenzio. Nessun accenno alle brutali ore di fuoco e di ricerca che avevano consegnato Silvano senza vita. Ieri è stato il giorno della “piètas”, dell’«umanità fragile e povera amata e salvata da Dio», ha scandito il parroco, affiancato nella celebrazione funebre da don Fausto Furlanut. I perchè hanno dovuto “tacere”, affidati al disegno divino.
Il feretro è giunto alle 11 davanti alla chiesa, atteso dal parroco don Lucio che ha impartito la benedizione prima che la bara venisse sollevata e accompagnata davanti all’altare. Molti sampierini erano in attesa, fuori di fronte alla chiesa. Il sindaco Riccardo Zandomeni ha abbracciato Fulvio, stretto alla figlia che tra le mani teneva la foto di Silvano custodita in una cornice. L’abbraccio del nipote e del figlio del 77enne è stato commovente, proprio nel momento in cui è sopraggiunto il carro funebre. La bara è stata accolta da una chiesa straripante di fedeli. C’erano anche alcuni componenti della giunta. Tutti a testimoniare affetto e sostegno ai familiari e ai parenti di Silvano.
Durante l’omelia, don Lucio ha parlato più volte dell’«eterna misericordia di Dio». Misericordia, ha aggiunto, che non è un sentimento, è opera, è fare. «È il cuore che prova pietà e deve agire anche in tutti noi come cristiani. È l’identikit della nostra vita - ha sottolineato il sacerdote - perché senza Dio la nostra misericordia è fallimento».
Don Lucio ha invitato tutti a entrare nella «casa di Dio», anche coloro che erano rimasti all’esterno. Poi ha affermato: «Mi sembra di sentire Silvano: “Don Lucio l’hai fatta un po’ lunga, ma vedo ora che fai bene. Ho cercato di essere un buon cristiano - ha continuato il parroco come a renderlo vivo tra la comunità -, ma se mi fossi affidato di più a Dio, sarei stato già felice sulla terra».
La salma, giunta dall’obitorio dell’ospedale di Monfalcone, è rimasta a San Pier accolta in chiesa per il rito funebre, per poi ripartire per la cremazione.
Quando la bara ha lasciato il piccolo centro bisiaco, decine e decine di compaesani si sono avvicinati ai parenti.
A turno, uno ad uno hanno voluto “far sentire” la solidarietà a Fulvio e a Riccardo, in un moltiplicarsi di emozioni e di lacrime trattenute. Una stretta di mano, un abbraccio, parole di conforto, gesti di affetto ad alleviare la sofferenza e le incertezze che ancora allontanano dalla consapevolezza di cosa sia accaduto quella sera. Silvano riposa in pace, ma la sua morte attende la dovuta ricostruzione dei fatti facendosi largo tra quelle lingue di fuoco e volute di fumo che mercoledì hanno distrutto la villetta di via 25 aprile, lasciando molte lacune.
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